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ITALIAN UNDERGROUND

Section dedicated to the Italian Underground Music .

CALCUTTA

1/26/2016

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- CALCUTTA -

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Il 30 Novembre 2015 esce “Mainstream” il secondo album di Calcutta pubblicato per Bomba Dischi in collaborazione con Pot Pot Records. Prodotto presso Studio Nero di Roma da Calcutta e Marta Venturini. Missato e masterizzato da Andrea Suriani, con la supervisione artistica di Niccolò Contessa, presso Alpha Dept Studio di Bologna.
Calcutta nasce e vive fra Latina e Roma. Dal 2011 suona in lungo e in largo per la penisola, nei locali, negli scantinati e a casa della gente. Canta di gite pontine, amori veri o immaginati e piccole cose che saranno capitate anche a voi.
“Mainstream” è un disco pop rovesciato in 10 tracce d’amore immediate. E’ un disco per tutti ma forse non ci sarebbe neanche bisogno di dirlo. Nel 2012 incide un disco per Geograph Records che si chiama “Forse…” (2012) e diventa un piccolo culto.
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Chi è Calcutta e chi è invece Edoardo?
Non lo so, è difficile come domanda e non saprei bene cosa risponderti, però ti posso dire che sono amici, non sono due persone in conflitto.

Pesaro, se vogliamo, è il capoluogo marchigiano in ambito musicale. Te in una intervista hai definito questa città come la tua seconda casa...
Una delle mie seconde case, perchè le altre sono Roma ed anche Bologna in un certo senso..

Come mai proprio Pesaro?
Perchè ho un po' di amici là e mi è capitato spessissimo di frequentarla, poi comunque mi piace come città.


Nel 2012 esce “Forse...”, che tipo era all'epoca l'album che oggi viene definito un gioiellino?
A dir la verità è la critica musicale che lo considera così ma forse anche da parte degli altri veniva pensato come tale, comunque anche prima era "un gioiellino".
Penso che persino dal punto di vista della critica fosse andato anche meglio di Mainstream.


No dai, questo non penso...
Bhe, c'è da dire che piaceva ai più radicali della critica musicale.

Che intenzioni avevi con quel titolo per l'album?
Eh, quella là... perchè all'epoca era tutto un -Forse- e questo voleva dire "forse è un album", "forse sono delle canzoni".
Non c'è nè una forma nè una struttura di un testo fisso.
Quindi era tutto un'enorme Forse, dicevo così perchè non c'era nulla di certo.

C'era tutta questa incertezza dunque...
Si, anche perchè è stata la parola che più ci ripetevamo durante la sua creazione.

Cosa è successo al Calcutta di The Sabaudian Tape EP (2013)?
Allora, quella roba lì è una cosa che abbiamo fatto con un mio amico, con dei provini che avevamo registrato su cassetta.
Li abbiamo presi, li abbiamo sbobbinati, li abbiamo editati al computer e poi li abbiamo messi online per la sua etichetta, ma non è un disco vero e proprio.
E' stata più una cosa divertente.

Quanto è rimasto del Calcutta di The sabaudian tape ep, è possibile ritrovarlo magari in qualche brano di Mainstream ?
Boh, no, cioè è difficile dirlo. Si forse c'era un'approccio comune ma, no.. era proprio il contrario.
Perchè mentre con The Sabaudian Tape era una cosa fatta per divertirci e l'abbiamo fatto, Mainstream non è un disco improvvisato, nè ingegnato perchè non mi compete ahaha, ma direi molto più controllato a livello strumentale.
The sabaudian Tape è molto più psichedelica come cosa, suoni al contrario, strumenti vari ecc. Comunque c'era più un'idea mia di fondo della visione della musica, ma essenzialmente credo che fra i due non ci sia nulla.


​Mainstream, ha riscontrato e sta riscontrando un notevole successo. Diciamo che l'intento primordiale dell'album, come da titolo, è stato fatto, no?
Si, non era proprio l'intento pratico, mio, di arrivare sino a questo punto e Brizio te lo può testimoniare. Forse magari era più il suo.

Brizio(Bomba Dischi) : no macchè, in realtà io volevo più un disco come quello vecchio

Chiaramente la cosa che un singolo mio come "Cosa mi manchi a fare" venga passato su un network nazionale come Radio Deejay con un disco con questo titolo, veramente fa pensare.

Ma poi? Ha anche altri fini un titolo del genere che propone al pubblico un album dal carico importante come Mainstream?
No bhe non c'entra nulla il carico del contenuto con il titolo, era solo la mia visione del mondo della musica pop. Si chiama Mainstream appunto per questo: è una sorta di tentativo di fare un tributo al mainstream, come si fanno i dischi agli anni '60, '70 ecc. ecc.
Poi ovviamente nella sua scrittura mi sono perso ed è uscita questa cosa qua, ecco.
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L'amore che impregna bene o male tutto il tuo Mainstream che tipo di amore è ,e come lo potresti definire..
C'è sempre questa tua mancanza di mettere il punto interrogativo nelle domande è .. hahahaha

Aspetta che te la rifaccio allora:
L'amore che impregna bene o male tutto il tuo Mainstream che tipo di amore è ,e come lo potresti definire? Perchè di amore se ne parla tanto e spesso anche in modo superficiale..
Allora, lo definirei: reale ed anche nostalgico


Questa te la propongo, però non so se vuoi rispondere o meno
"Di quanto ce l'hai lungo?" ahahahah

Ahahaha no vabè dai, questa no. La domanda è la seguente:
Te la sentiresti di fare un excursus delle città che canti nelle tue canzoni? Non per forza tutte, ma almeno quelle di cui puoi e vuoi spiegare il perchè della loro scelta?
Pesaro, e l'ho già spiegato, ma essenzialmente forse la canzone tratta più del ricordo di un'episodio che è successo a Pesaro;
Milano, si chiama così perchè si rifà al periodo in cui stavo e vivacchiavo a Milano e c'ho avuto un momento di riflessione su quelli che sono i rapporti sociali in quella città ed ero un po' tra l'arrabbiato ed il triste;
Riviera del Garda, era invece questa voglia di ritorno a casa e quindi ho pensato -alla fine a Latina c'è il mare, ci son le barche- ed inoltre in quel periodo che frequentavo una ragazza della zona del veronese, le dicevo tipo "dai andiamo a Peschiera del Garda a fare un bagno", e suonando bene ecco che l'ho inserita.

Pomezia, invece?
Pomezia, bhe è più vecchia e diciamo che è il pensiero che ho fatto in passato quand'era un periodo che prendevo il pullman da Latina a Roma, e non il treno, e faceva tutto un tragitto particolare passando dentro a Pomezia e vedevo tutte le persone che stavano lì nella città e vi abitavano. Vedevo questa città un po' dormitorio, un po' strana ed un po' squallida. Pensavo a queste storie e questi rapporti e ci ho montato sopra un racconto.


Secondo te, rigirando quanto tu canti in GAETANO come si fa ad andare al passo con una che va veloce?
Una ragazza? No guarda che io sono frocio è ahahah.
No, comunque scherzi a parte ancora non sono riuscito a scoprirlo, ho forse capito che è meglio starsene da soli...
No, anche questa è una bugia.
Non ho scoperto niente e credo che ora comprenda ancor meno di prima.


Per te, basterebbe veramente e solamente una notte per viaggiare-incominciare-e-ricominciare?
Certamente, molte volte basta veramente una sola notte o forse anche meno...
Per viaggiare ok dipende, però essenzialmente basta una notte per ricominciare, ma dopo bisogna vedere se si riesce a portarla avanti.

In -Le Barche- : “Sono le barche che mi mancano quelle con le quali gli uomini rigirano l'oceano per scoprirne il mistero più profondo e frena che c'è un dosso e poi finisce il mondo”, mi hai suscitato delle serie e belle immagini con il dosso e la fine del mondo, come ti è venuta questa frase?
Diciamo che l'immagine mi è venuta in mente perchè sono un po' fobico della macchina ed ogni volta che salgo sopra di un dosso con la macchina o per l'appunto quelle discese con il dosso, ho sempre paura di finire dall'altra parte del mondo.

Concludiamo con una domanda, a tre punte..
Tipo Zeman ahahahahha

Dai su finiamo... un'artista che per te ha fatto la differenza, una canzone che ti ha cambiato la giornata ed un album colonna sonora del tuo passato.
Oddio questa è difficile come domanda.
Allora:
-l'artista ora non mi viene, la passo;
-God only knows - The Beach Boys per la canzone, perchè l'ascoltai tipo alle 7 di mattina in un bar, fortunatamente era ancora fresco ed era estate, ma ricordo che mi ha fatto partire la giornata in maniera giusta.
-Tender Buttons - Broadcasts per l'album;

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MELLOW MOOD

1/19/2016

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Intervista ai MELLOW MOOD

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Mellow Mood esordiscono ufficialmente nel 2009 con un album autoprodotto (“Move!”) e si impongono in breve tempo all’interno della scena indipendente italiana.
Entrano nel 2012 nella sezione internazionale de La Tempesta Dischi, forse la principale etichetta indipendente italiana, pubblicando “Well Well Well”, disco che li conferma tra le realtà più interessanti del panorama reggae italiano e non.
L’uscita di “Twinz” -2014- allarga ancora il campo d’azione della band pordenonese, portandoli a suonare sui palchi dei principali festival europei come Rototom Sunsplash, Summerjam, Sziget Festival ed anche oltreoceano.
A dieci mesi di distanza nel 2015, “Twinz” svela il proprio gemello: è “2 The World”, album dove Paolo Baldini si conferma ancora una volta architetto sonoro della band e cura la produzione di questo disco che testimonia una continua crescita compositiva, arricchito da collaborazioni nazionali con Forelock, Andrew I e ospitate giamaicane come Tanya Stephens, Jah9, Hempress Sativa, Gideon & Selah.

Web.

www.mellowmoodmusic.com
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Quali sono le domande che non vorreste sentire in un'intervista?
Jacopo: “Com'è nato il vostro gruppo?” non la vorrei mai sentire eppure ce la fanno sempre … ce la stavi per fare anche tu? Tu no, non la stavi per fare, grande !

Fin dove affondano le radici della vostra musica ? Essendo in molti nella band, immagino che ognuno di voi ascolti musica diversa; come vi influenzate ?
Jacopo: Allora, credo che io e mio fratello ascoltiamo più che altro Reggae. Anzi aspetta: io e mio fratello siamo i più ignoranti del gruppo.
Lorenzo: Parla per te, oh !
Jacopo: Parlo per me allora... Sono il più ignorante di tutti, nel senso che ascolto poca roba e di quella roba la maggior parte è Reggae.
Comunque nella band c'è qualche conoscitore della musica di un certo livello, gli altri ascoltano proprio di tutto ed hanno perfino progetti paralleli con altri stili musicali, quindi ci influenziamo a vicenda anche se alla fine ascoltiamo la musica che facciamo, la musica Reggae-Jamaicana e la viviamo proprio insieme.

Per quale motivo avete scelto il Patois come lingua principale del vostro progetto e magari non un'altra lingua ?
Jacopo: Mah, sinceramente non l'abbiamo proprio scelta, nel senso che noi sin da giovani abbiamo iniziato ad ascoltare Reggae-Jamaicano prima che Italiano, Europeo o da altre parti del mondo. Quindi possiamo dire che è stata una conseguenza quasi del tutto naturale ed inoltre, avendo la passione per le lingue, è molto stimolante cercare di scrivere in una lingua che non è la tua, ma anzi che è magari estremamente musicale ed inoltre che pretende che tu stia molto al passo, perchè è una lingua che cambia, che si rinnova di continuo e quindi è molto stimolante, se ad uno piace quella roba lì.

Che cosa si prova a girare il mondo ed a suonare nei più grandi festival del vostro circuito Reggae e non ?
Jacopo: E' decisamente appagante! E' quello che vogliamo fare ed insomma fa parte anche della realizzazione di un sogno! Dopo un po' diventa un po' “il tuo stagno” quindi è casa e la sensazione è proprio quella.


Ogni volta che salite su di un palco quali sono le vostre paure e quali le vostre responsabilità ?
Jacopo: Antonio la vuoi fare tu?
Lorenzo: Io ho paura di far cagare ahahah ed Antonio credo anche!
Antonio: Ahahah, insomma calcolando che, prima di essere il batterista che suona con i Mellow Mood, sono prima di tutto un fan di questa band. Salire sul palco con loro è prima di tutto un onore, ma è anche motivo di grande tensione, perchè poi suonare la batteria è sinonimo di grande responsabilità.
Quindi bello, ma in maniera molto precisa e seria, quindi “con molta attenzione”, direi.


Quest'anno è uscito il vostro ultimo album “2 the world” che, come si sa, ha riscosso un grande successo. Credete di poter fare ancora di meglio ?
Jacopo: Senza dubbio si, ne sono convinto. Il prossimo vedrai, sarà ancora più bello.

Com'è nata la canzone -Bun Mi Heart- ?
Jacopo: Il ritornello melodicamente ce lo avevo già da un po' in testa ed infatti era una frase che cantavo alla fine di -Don't leave i lonely- nei live che faceva “rototom rototom” e mi piaceva molto. Volevo inserire in questo disco un pezzo che somigliasse a -Don't leave i lonely-, la ballata del disco, dopo di chè una sera ho scritto la seconda strofa ed il ritornello insieme a Forelock, che è il cantante degli Arawak Reggae. Comunque è un pezzo che abbiamo dedicato alle nostre fidanzate, è nato dalla vita di tutti i giorni.

La canzone “Everything she wants” parla di una storia personale?
Jacopo: Si. La risposta è si.
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All'interno dei vostri quattro album, com'è cambiato il modo di concepire la musica?
Jacopo: Credo che la nostra visione si sia decisamente ampliata e credo che musicalmente siamo più maturi, nonostante ci sia ancora molto da fare, ecco. E probabilmente abbiamo forse un po' le idee un po' più chiare rispetto all'inizio, su quello che effettivamente ci calza anche meglio. E' come tu ad un certo punto nella vita ti vesti in un modo, magari da ragazzino ne provi di tutti e di più e poi ad una certa età trovi il tuo vestito, quello che è il tuo “stile”. Questo credo che sia, quello che ci sta succedendo.

Avete un messaggio da mandare a coloro che vi seguono ?
Jacopo: Noi i messaggi li scriviamo nelle canzoni, li cantiamo, non siamo gente che parla in platea, però sicuramente .. non lo so. Mi hai fatto pensare, sai che cosa? Adesso voglio scrivere un pezzo contro i bar: perchè giovane devi passare il tuo prezioso tempo al bar? Cazzo stai lì non fai un cazzo e non parli di un cazzo e spendi solo soldi... perchè non vai in una sala prove, perchè non fai un'attività, perchè non fate semplicemente qualcosa, senza perdere tempo, così, mi è venuto in mente questo adesso.
Tu Antonio una cosa la vuoi dire tu ?
Antonio: Ma sono pienamente d'accordo...
Jacopo: Ma tu sei cresciuto nei bar ahaha
Antonio: Ahah non è vero, io sono cresciuto in una sala prove!
Jacopo: Oh, bravo, ti ha detto tutto!

All'inizio dei Mellow Mood, come avete scelto di immetervi nel mondo della musica con un genere come il Reggae? Aspiravate già ad un prodotto così internazionale?
Jacopo: Non l'abbiamo deciso, è venuto del tutto naturale.
All'inizio non ti fai alcuna domanda di questo tipo, anche perchè se ti poni già queste domande... stai partendo molto male e probabilmente non hai 13anni!

Quali sono i rischi di coltivare un genere come il Reggae?
Jacopo: Nessun rischio.
Antonio: Nessun rischio, anche perchè è un genere che, prima di tutto, ti fa crescere l'anima, perchè è una cosa che ti appaga a 360°.
Jacopo: C'è un rischio, che è ridicolo ma c'è: il mondo della Reggae Music è pieno di belle ragazze e di bei ragazzi, quindi l'unico rischio è appunto...no? Ci siamo capiti.

Quali sono i tre artisti che una persona dovrebbe ascoltare per capire il Reggae?
Jacopo: Per capire il Reggae e per capire la musica Jamaicana, secondo me, bisogna ascoltare..
1.Gregory Isaacs 2.King Tubby 3.Peter Tosh
Antonio: Io rilancio, con.. 1.Burning Spear 2.Toots & The Maytals 3.ABU
Lorenzo: 1.Bob Marley 2.Black Uhuru 3.Beres Hammond


Perchè non vi siete messi tra questi tre ?
Jacopo: Perchè noi impariamo da loro! Magari un giorno lo saremo noi per qualcuno, ma fino ad allora...

Da Move a Well Well Well, da Twinz a 2 The World: cos'è cambiato in voi?
Jacopo: In noi? Allora, siamo più vecchi, siamo un po' più maturi (ma poco), la cosa bella che non è cambiata, anche se tante cose sono cambiate, è che non siamo disillusi, perchè crescendo non siamo diventati disillusi, non siamo diventati persone che non hanno fiducia nel futuro eccetera. Abbiamo sempre fiducia nel futuro e siamo sempre assolutamente “illusi” e quindi così, è cambiato tutto il resto.

Ultima domanda dalla quale vorrei vi venisse una risposta dal profondo del vostro cuore: Cos'è il Reggae per voi?
Jacopo: Cos'è il Reggae per voi? 
Questa è una domanda che dovevo mettere tra “quelle che non volevo” ahahaha … scherzo scherzo ! Ora mi connetto con il mio cuore e ti dico che è un qualcosa che, come è, ha una risonanza che nulla ha. In questo momento non saprei veramente come esprimertelo.
Lorenzo: Si, volevo dire più o meno la stessa cosa, cioè, “che cos'è la corsa per Usain Bolt?” … non nel senso che lui è campione del mondo ed io no, nel Reggae intendo, ma immagino che sia più o meno la stessa cosa. Cioè il Reggae, in un certo senso, è anche un bisogno... Questa domanda è una domanda difficile, sto pensando seriamente ma alla fine non è importante cos'è il Reggae per me, cioè intendiamoci, il Reggae è il Reggae, la musica è la musica e difficilmente posso rispondere a questa domanda senza sembrare banale voglio dire.
Antonio: Come diceva Jacopo prima, il Reggae risuona, posso dire che il Reggae è il genere musicale che ha la tonalità, il groove ed il ritmo del mio cuore, quindi non riesco a trovare parole migliori. Cioè quando ti fa stare bene, che senti quella sensazione particolare nel petto che dici “eccola”, boh ecco.
Giulio: Penso che sia la musica, che più di qualsiasi altra cosa, ci ha fatto felici. E quindi una volta che scopri di poter essere felice attraverso una cosa, non ne farai mai più a meno.


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KuTso

1/14/2016

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-Intervista a Matteo Gabbienelli dei KuTso-

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Info sul Kutso:

I KuTso uniscono scherzo e provocazione ad un linguaggio musicale gioiosamente frenetico. La loro musica solare e irriverente è il tappeto sonoro di testi segnati da forti dosi di simpatico disfattismo e smielato sarcasmo. I concerti, veri e propri mix esplosivi di nonsense, disperazione, movimenti inconsulti, invettive e travestimenti estemporanei trasportano il pubblico in un’atmosfera surreale e sgangherata.

Line up:

Matteo Gabbianelli: Voce /​

Donatello Giorgi: Chitarra /
Luca Amendola: Basso /
Simone Bravi: Batteria
​
La pagina ufficiale dei kuTso:


https://twitter.com/KutsoOfficial
www.youtube.com/kutsoitaly
http://instagram.com/kutsoofficial
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INTERVISTA

Mi parli dei pro e dei contro della vostra partecipazione a sanremo?
Allora, per me ci son stati solo pro perchè abbiamo guadagnato tutto quello che c'era da guadagnare e quindi siamo contenti.

"Musica per persone sensibili": com'è nato questo invito diretto agli ascoltatori, del dover far attenzione alla vostra musica?
Per cercare di far capire alle persone che la nostra musica va ascoltata con un attitudine diversa da quella che puoi avere quando ti approcci ad un gruppo composta da quattro bontemponi che scherzano e giocano.
Possiamo dire che vuole un po' portare l'ascoltatore ad ascoltare meglio le canzoni: con il libretto a leggere le parole a scendere più a fondo e vedere che c'è veramente. C'è un 'intenzione alta, aulica, sarò sincero, al di là dell'effetto pirotecnico di goliardia e di aggregazione che abbiamo innata, che magari poi tende a sminuire agli occhi degli altri quello che noi portiamo anche se quella che noi abbiamo è la sdrammatizzazione ed il gioco con il tragico.

Con Alex Britti come co-produttore dell'album e tutte le collaborazione fatte al suo interno, come credete che sia migliorato, se lo ha migliorato?
L'esperienza con Alex è, in realtà, antecedente al disco ed all'incirca 10 anni fa, comunque l'esser stato così tanto a lungo al fianco di un artista pop ci ha aiutato ad arrivare al succo delle canzoni, perchè noi siamo già persone che aborrono tutti i giri di parole, le velleità poetiche, gli intellettualismi spiccioli e quindi lo stare al contatto con un'artista pop ti aiuta ad andare ancor di più al sodo.

Marzia ed Elisa sono le due donne, dei vostri due album. Cosa le accomuna?
Marzia ed Elisa sono accomunate da quest'atmosfera gioiosa e piena di vita, di proposizione vitale, questa gioia di vivere e questa voglia di vivere spensieratamente senza remore.

C'è un qualcosa che le contraddistingue?
Il nome ahahah.
Va bene, no; Marzia è la mia ragazza, quindi diciamo che è una canzone che scrissi per lei, mentre Elisa ... è semplicemente un nome che suonava bene e però è il riassunto di un po' tutte le esperienze che ognuno di noi ha avuto.

La vostra strumentazione musicale non è affatto scontata, come scegliete gli accessori per il vostro abito da musicista ?
E' tutto funzionale alle canzoni. Noi in studio suoniamo e facciamo le canzoni, magari alcuni suoni ed alcune idee di suono escono lì e quindi poi dovremo scegliere di conseguenza i pedali che ci porteremo live.
Comunque adesso abbiamo un suono più duro e suonato, davvero.

Avete suonato più o meno ovunque: dai palchi più grandi con migliaia di persone come quella del primo maggio, a quelli più piccoli con anche meno di cento persone come quello del Bar la stazione (Tolentino) . Come ci si sente a rapportarsi con pubblici di numero diverso?
Guarda, per assurdo quando suoni davanti a tantissime persone e quindi presumibilmente suoni in atmosfera predisposta al casino cioè a divertirsi e quindi è più difficile suonare davanti ad un pubblico di 50persone che magari stanno larghe si crea una freddezza che poi è difficile recuperare, quindi a me piacciono le grandi folle, piace sentire il boato della gente. A me piace suonare su un palco, avere una corrispondenza con le persone e quando queste reagiscono, che siano 3 o 300mila, è sempre bello, è bello interagire.

E' difficile suonare con poche persone davanti, ve' ?
Quando noi ci troviamo in concerti che siamo quattro gatti, saliamo sul palco con un tale menefreghismo positivo che non ce ne frega un cazzo, perchè è come se stai in salotto con gli amici tuoi.
Però, interiormente, quando un concerto è proprio una disfatta sali sul palco e dici "facciamo le prove!", sali sul palco e ti diverti di più, perchè tante volte ti trovi in situazione ridicole: come i posti dove ci entrano 500persone e poi ne hai 30 ... "che fai?" ne approfitti per provare e noi la prendiamo così.

Magari poi si sperimenta qualcosa che non avreste mai pensato prima..
Si, è vero: più suoni, in situazioni diverse, e più diventi bravo, perchè quando riesci a coinvolgere 3persone poi 300mila è più facile, perchè già sono pronte, magari hanno già pagato 30€ per un biglietto e quindi gli va di divertirsi, perchè quasi devono divertirsi visto che l'hanno pagato quel divertimento, mentre quando stai in un locale è più difficile, però ti ho detto certe volte quando è la sconfitta totale, fai il giro.. scavalli! E quindi per assurdo ti diverti.
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Perchè Bluff proprio all'inizio dell'album?
Un po' perchè è un brano breve, come tutti i nostri brani, un po' perchè è un misto perfetto tra compromesso, melodia, assurdità del testo e la melodia che sono veramente storte visto che il brano lo scrissi quando veramente conoscevo poco il mondo della musica. 

Ah, quindi la canzone è un po' vecchiotta..
Si, l'ho scritta circa 10 anni fa quando avevo 25 anni.

Quindi si può dire che la canzone è po' il riassunto dell'album?
Sto pensando è ... guarda, si, forse si, credo di si, perchè poi c'è tutto quello che poi è Musica per persone sensibili.

Com'è nata la canzone "Nel buio e nel silenzio"?
Ma, sono considerazioni così per analogia, comunque in genere le nostre canzoni nascono con me che da solo con la chitarra e la voce, scrivo e canto. Anche questa è nata così e dentro ci sono varie esperienze passate.
Comunque le nostre canzoni nascono attraverso dei pensieri che mi riguardano o che riguardano il mio rapportarmi con quello che succede.

Ok, ultima domanda: dato che vi ho visti anche a Comunanza al Hub of Sound, e prima di voi suonarono un gruppo di ragazzi veramente giovane, quindi pensando a cosa chiederti mi è venuto questo: che cosa ti senti di suggerire ai giovani che soffrono, vanno in studio, vanno nelle sale prove, ai concerti magari con poche persone come hai detto tu e si demoralizzano... 
Guarda ti stoppo e ti dico: "non vi demoralizzate, perchè se io mi fossi dovuto demoralizzare, avrei smesso 20anni fa". Io sono 21anni che suono e da 2-3anni con la band riusciamo a vedere i frutti del duro lavoro che abbiamo fatto, perciò se proprio vi demoralizzate a 16anni, allora significa che non dovevate fare i musicisti, significa che la vostra vita era un'altra perchè far il musicista significa vivere una continua frustrazione, un continuo calcio in culo, una continua mancanza di rispetto da parte degli altri che oltretutto ti fanno sentire inutile, perchè tu non sei un'artista visto che ti conoscono, come capita con i tuoi amici perchè per loro non è possibile che un amico possa essere un'artista, capito?
Quindi ti devi scontrare continuamente con queste cose, fino a che non vai a Sanremo ed allora sei figo, che invece è una totale stronzata.
Ecco dunque che vi dico: "non vi demoralizzate, anzi no, demoralizzatevi però una volta demoralizzate prendete atto che non volete fare veramente i musicisti, non farete i musicisti voi. Bisogna insistere, continuare e cercare di non farsi mai prendere dall'euforia, perchè l'euforia travia e ti fa fare le cazzate, quando invece basta essere freddo, basta valutare e ponderare, cercare naturalmente di essere veloce però sempre molto attenti, alle persone che si ha intorno, agli amici ecc perchè non sono importanti le persone che ti dicono bravo, bensì quelli che fanno qualcosa per te perchè a dire bravo non ci vuole niente e se ci credi, allora è lì che fai le cazzate.
Tutto qua.
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Sista Maria & Dubass Family Band

1/5/2016

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INTERVISTA A SISTA MARIA

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Chi è Sista Maria ?
Più che Sista Maria direi: Sista Maria & Dubass Family Band cerchiamo di portare avanti il messaggio di Jah Rastafari, perciò diciamo che è più un messaggio che piuttosto una persona.

Quando e come è nata la collaborazione con la Dubass Family Band ?
Diciamo insieme, perchè Dubass e Sista Maria sono un'unica cosa, perchè Dubass Family Band è un progetto che va al di là della sola band ed è un sound che va ormai avanti da più di 15 anni e diciamo che si è sviluppato anche live con la band.

Nel 2015 è uscito il lavoro tributo a Nelson Mandela al quale te hai preso parte. Cosa ha rappresentato dedicare una canzone alla sua persona ?
E' importantissimo più che altro perchè il brano racconta la vita di Nelson Mandela, perchè molti si, conoscono la figura, ma effettivamente non conoscono bene ciò che veramente ha fatto durante la sua lunga vita. Con il tempo diventa un simbolo, ma con il tempo le cose fatte in vita perdono d'importanza. Il fine del brano era dunque quello di far conoscere a tutti la vita di Nelson Mandela, poichè la canzone è proprio un racconto: il racconto della sua vita.

Indipendent Sardinia è un'altro brano al quale hai collaborato prestando la tua bellissima voce. Di cosa parla veramente il brano e quanto ti tocca questa tematica ?
Allora, Indipendent Sardinia è un progetto nato insieme a Canapa Sound, ossia Omar Casoni, e da un'amicizia che è nata lui ha scritto le parole ed io ho messo la voce. Il tutto è nato un po' molto naturale, non dico che l'ho sentito mio perchè non sono sarda, però ... ho sposato la loro esigenza di questa terra che è la Sardegna: bellissima ma apparentemente isolata da tutto il resto e quindi diciamo che questo è un grido da parte della Sardinia verso tutto il resto dell'Italia e quindi tramite un Raggae ed un Dub, la canzone si voleva fare promotrice di questa posizione, la loro protesta più che altro.
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Nel 2012 esce il tuo cd "MORE LOVE" con all'interno 10 brani. Cosa li lega l'un l'altro ?
Il messaggio di amore, che ci sarà anche nel prossimo mio cd che uscirà "Love the life to live", perchè l'amore è l'anello che lega ogni cosa.

A distanza di 4 anni ormai, c'è qualcosa che cambieresti in "MORE LOVE" ?
Sempre tutto.
*ride*
Nel senso che cambierei ogni cosa, ogni qual volta che ascolto il cd. Mi piacciono tante cose, ma c'è sempre qualcosa che vorrei fosse magari diversa, perchè è normale: ogni giorno siamo diversi, le persone cambiano ed è normale che dopo quattro anni si abbia un'orecchio diverso, un'espressione diversa, una vita diversa e quindi le cose sono in evoluzione e tu non puoi dire -va bene così perchè...- capito?
Ma seriamente per me è difficile risponderti bene a questa domanda. 

Quali sono le donne che più ti influenzano nel mondo della Reggae Music?
Domanda veramente difficile.
Secondo me, non tanto nella reggae music specifica, quanto in generale Erykah Badu, Lauryn Hill. La mia comunque non è tanto un'ispirazione, io vedo la figura della donna nel reggae come una missione, perchè diciamo ho iniziato 10/11 anni fa nella roots/dub e la mia è stata un po' introdurre una figura femminile nel genere, anche nel modo di pensare e di far cadere certi tabù che ci sono anche in questo ambiente, perchè all'epoca non era molto nel sound, oggi invece è quasi onnipresente.
Comunque l'ispirazione la trovi un po' dovunque, da qualsiasi persona, piuttosto come ti dicevo la fig. femminile deve mandare un messaggio a tutta la scena della Reggae Music non per forza di nicchia ma anche commerciale proprio della figura, non dico per forza conscious però un po' più donna come oggetto.


Che messaggio vuoi mandare quando canti la tua musica?
Più che un messaggio, son le energie che poi sono quelle che legano le persone tra chi canta ed il pubblico, dal momento che c'è questo scambio di energie già il messaggio arriva successivamente, perchè il primo obiettivo è trasmettere le proprie energie perchè se dentro di te c'è una certa spiritualità, una certa positività la prima cosa che deve arrivare è quella, poi successivamente il messaggio verrà di conseguenza.
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A Toys Orchestra

1/2/2016

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INTERVISTA AD ENZO MORETTO DEGLI A TOYS ORCHESTRA

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INFO BAND

LINE UP:
Enzo Moretto (Voce,chitarre,piano,synth),
Ilaria D'Angelis (voce,synth,piano,chitarra,basso)

Raffaele Benevento (basso,chitarre), 
Julian Barrett (piano synth chitarre e basso) 

Andrea Perillo (Batteria)

DISCOGRAFIA:

2001 Fridge records- ”JOB” distro Audioglobe
2004 URTOVOX rec “CUCKOO BOOHOO” distro Audioglobe
2007 URTOVOX rec “TECHNICOLOR DREAMS” distro Audioglobe
2010 URTOVOX rec “MIDNIGHT TALKS distro Audioglobe
2011 URTOVOX/ALA BIANCA ”RITA LIN SONGS” distro Itunes et similari
2011 URTOVOX/ALA BIANCA ” MIDNIGHT (R)EVOLUTION distro WARNER MUSIC

2014 URTOVOX/ALA Bianca ”BUTTERFLY EFFECT” distro Audioglobe

Contatti:

-A Toys Orchestra
sito: 
www.atoysorchestra.it
facebook: 
http://www.facebook.com/atoysorchestra
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INTERVISTA

​Quali sono le domande che non vorreste mai sentire in una intervista ?
In verità alcune cominciano a farmi antipatia quando mi vengono fatte, ma poi hanno tutte un motivo per farmele. Diciamola così: finchè c'è un'intervista non mi lamento.
Poi ok, è vero che quando incominciano a domandarci “perchè non cantate in Italiano?” un po' mi scoccia, e magari era anche nelle tue domande, no?
* ride *
Comunque diciamo che mi scoccia perchè dopo sei dischi e dodici anni di tour, insomma domandare ancora perchè non si canta in Italiano è un po' come quando uno ha la ragazza mora e le dice “ti adoro così come sei, però se avessi i capelli biondi e gli occhi azzurri ...”, diventa un po' strano ecco.
Però insomma anche quando mi chiedon quello va benissimo, ho la mia risposta.

Nei vostri cd c'è stata una notevole evoluzione del vostro sound. A cosa è dovuto questo cambiamento?
E' un po' quello che abbiamo scelto come costante.
Non abbiamo mai voluto appoggiarci a quello che è un genere o alla catalogazione, abbiamo sempre voluto muoverci e spostarci, abbiamo paura delle piaghe da decubito.
Ogni volta che dobbiamo metter su un nuovo lavoro, c'è lo stimolo di rigenerarsi e di mettersi in gioco; questa è una cosa che facciamo con grande umiltà e non con presunzione, però ne abbiamo assolutamente bisogno. Dobbiamo ogni volta ricominciare per forza da capo perchè è un'esigenza fortissima per noi.

Dal 1998 al 2015 cosa è veramente cambiato negli A Toys Orchestra e cosa invece è rimasto uguale e non cambierà mai?
Son cambiati gli anni: siam più vecchi ma veramente non riesco a notare quella linea che fa da confine tra passato, presente e futuro. Vedo forse anche questa costante crescita, di cui ti parlavo prima, e quindi non sento che siamo arrivati da nessuna parte, perchè non riesco a percepire il passare del tempo.
Con il passare dei dischi, dei tour e dei riconoscimenti si prende una certa consapevolezza dei traguardi che si son appunto raggiunti, però personalmente non riesco a trovare una grande differenza da quando suonavamo nel pub ad oggi, se non più oggettivamente a quello che è più concreto: un pubblico più vasto, una situazione più strutturata, anche se quello che è dentro di noi è rimasto totalmente invariato.
Non ci sentiamo arrivati da nessuna parte e sappiamo che davanti a noi vogliamo avere una strada ancora lunga da percorrere, per cui … non so!

Come viene scelta la strumentazione usata all'interno della vostra band?
Ecco, questa è un po' la particolarità dei Toys, no?
Avrai visto che dal vivo nessuno suona un solo strumento, nessuno è uno strumentista.
Non lo facciamo per fare spettacolarizzazione, più che altro anche quando stiamo in sala prova ci ritroviamo a suonar più strumenti ognuno di noi e forse sarà anche l'Orchestra all'interno del nostro nome a permetterci ciò. Vorremmo avere tanta roba da suonare con noi sul palco, ma siamo in pochi quattro o cinque a smazzarcela per cui molte volte capita che qualcuno si debba cimentare in un ruolo differente da quello che era in origine.
Io ti potrei dire che sono un chitarrista, ma poi sei dischi li ho scritti tutti quanti al pianoforte, è quindi quella che è un po' la nostra natura, di spostarci, di muoverci e di non trovare una collocazione ben precisa anche perchè non ne abbiamo bisogno realmente, non abbiamo bisogno di una formazione accademico-scolastica dello strumento, piuttosto preferiamo costruire delle canzoni senza il bisogno di dover essere didattici su di uno strumento, piuttosto direi ispirati.
Quindi, ritornando alla domanda, la scelta della stumentazione è dovuta al caso perchè se in un determinato momento mi sento che mi devo sedere al piano o al synth invece che suonare la chitarra, lo faccio tranquillamente.
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Secondo te, quali sono stati i principali fattori che vi hanno resi così transnazionali?
Non ne sono veramente sicuro ma forse è un po' tutto quello che ci siamo detti fino ad ora: forse il non mai collocarsi in alcun area, quindi il non aver fatto mai parte di nessuna scena precisa ed anche l'utilizzo dell'inglese, che abbiamo sempre pensato che non era una pantomima, perchè è vero noi siamo Italiani ed ancor più noi siamo gente del Sud, veniamo dalla Campania, tuttavia è anche vero che essendo Italiani facciamo parte dell'Europa e possiamo avvantaggiarci di un'idioma che è l'Inglese ed è di tutti.
La nostra ottica è sempre stata quella di arrivare a più gente possibile, non creare dei microcosmi, piuttosto quantomeno immaginare qualcosa di più grosso.
Forse quest'ultimo è stato il fattore che ha fatto apprezzare i Toys anche fuori dall'Italia.
Stiamo ancora costruendo tanto, stiamo ancora muovendo dei passi piccolissimi qui in Italia, quindi figurati all'estero, però è fondamentale non circoscriversi in nessun recinto, in nessuna barriera ed è forse quello che si percepisce e fa si che i Toys si possano muovere benissimo sia all'interno di quello che è il loro territorio, l'Italia, ma anche fuori.

Quali possono essere i pro ed i contro di essere famosi all'interno del vostro circuito musicale italiano ed estero?
Non lo so, perchè la percezione dell'essere famosi non è così chiara.
Noi Toys abbiamo avuto un percorso diverso da quello che avviene generalmente oggi.
Non siamo passati dalla cantina al grande palco, quello che voglio dire è che siamo stati fortunati, anche se oggettivamente non è così che la si considera, perchè è stato un lungo percorso graduale, non siamo usciti dalla cantina con subito un grande audience per noi, piuttosto ce lo siamo conquistati un po' alla volta. Questo ha fatto si che quella che io metterei tra molte virgolette è “la fama degli A Toys Orchestra”, è cresciuta insieme a noi e l'abbiamo benissimo metabolizzata senza alcun grande schock particolare.
Quindi non saprei effettivamente quali sono i vantaggi e gli svantaggi.

Quanto è stata dura crescere il vostro progetto, cantato in inglese, agli inizi degli A Toys Orchestra, nella città in cui tutto è nato?
Noi nasciamo nella provincia del Sud, quindi immagina un po' quello che significa proporsi veramente fuori da ogni schema, no ?
Però è nato in maniera così naturale, così banale che i Toys son nati un po' come nascono tutti, facendo il primo gruppetto di Cover Band e noi, all'epoca, avendo vissuto gli anni novanta per un fatto generazionale eravamo molto affezionati a quello che era il ciclone che veniva dall'America di quegli anni e tutto quello che è successo dopo il grunge, perchè i Toys sono chiaramente una band Grunge, ma siam partiti da lì per poi accrescerci con tutto quello che è uscito dopo e che ci influenzava veramente. E' stato molto naturale affezionarci a quel tipo di musica, tuttavia non nascondo che sono così ignorante nella musica italiana, non per un fatto di snobbismo puro, anche perchè io apprezzo molto alcune situazioni italiane come i Verdena e tante altre realtà che cantano in Italiano, ma non mi è mai piaciuto particolarmente accostare alla nostra musica, la lingua italiana … forse perchè questa è una mancanza di capacità, non so, quindi è ovvio che dei limiti e delle difficoltà ci siano stati, perchè proporsi ad un livello in un posto come band con propensione internazionale in un luogo dove la lingua madre è tutt'altra, comunque ti implica delle difficoltà ma allo stesso tempo ha fatto si che noi avessimo un percorso tutto nostro ed indipendente da tante altre scene che nascono e muoiono, ed a riguardo mi sento di aggiungere con fierezza che abbiamo fatto il nostro percorso quasi da pirati senza partecipare a nessuna flotta e questo è stato solo un vantaggio per noi, perchè sono più di quindici anni che ci stiamo e quindi..

Per concludere: quali sono i vostri progetti per il futuro?
Allora, diciamo che il futuro mi piacerebbe vederlo sempre molto vicino, nel senso che mi piace pensare a domani massimo dopodomani, senza pianificare e preconfezionarmi quello che mi dovrà succedere, perchè preferisco essere concentrato sull'oggi, sul domani ma non andare troppo avanti nel tempo per evitare di togliere energie a quello che è il momento che stiamo vivendo e quindi forse il vero progetto del futuro per adesso è quello di portare in giro questo disco e questa tournée, ma è anche ovvio che dietro le quinte stia lavorando ad un nuovo disco, scrivendo nuove canzoni anche se è veramente presto parlarne o chissà, domani ci metteremo in sala prove.
Preferisco vedere il futuro, sempre, con piacere con un grosso punto interrogativo perchè non ho bisogno di dovermi immaginare il mio futuro come qualcosa di già scritto giacchè mi sta stretto e mi fa paura, mi fa paura e mi terrorizza persino aver qualcosa davanti a me di già delineato e dunque preferisco viverlo come un'incognita in maniera molto felice.
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