Bangarang!
Galeotto fu Frank Zappa, che fu il primo argomento di cui parlai con Greg (il bassista, io sono Marco il chitarrista); Volevamo suonare insieme e coinvolgere Marco (il tastierista) per me fu naturale dato che eravamo compagni di avventure musicali già da tempo. Poi è arrivato Ruben (il batterista) a chiudere il cerchio e ad impacchettare il regalo. Da subito ci ha unito la passione per l’energia che può scaturire dalla musica, che ci ha permesso di fondere le nostre influenze comuni: la sperimentazione, il crossover, le distorsioni, il funky, il ritmo… Quando al campionatore abbiamo pensato di assegnare il ruolo di ‘cantante virtuale’ il gioco era fatto, e abbiamo cominciato a divertirci davvero! Con Religione Catodica oggi abbiamo provato a dare ai campioni non solo un valore melodico, ma anche di significato; vogliamo creare un contesto, proporre un argomento.
-Come nasce il vostro accostamento al mondo della musica?
Ognuno di noi, a suo modo, si è sbalordito davanti ad un disco ed ha cominciato ad avere voglia di fare ‘quella roba li’; giocando con lo strumento, prima in cameretta e poi in garage. Tutti a volume piuttosto alto.
Ruben (vedi: il batterista) è un insegnante di strumento ed è pure diplomato in flauto traverso, va matto per l’hard core californiano.
Marco il chitarrista spesso è il propositore che butta l’idea (io), ma non sempre. Come si riesca a creare la giusta sinergia affinché gli altri riescano a suonare con gusto ciò che propongo… non lo so. E’ il bello di trovarsi bene tra musicisti. E’ una figata!
-Religione Catodica, vostro nuovo album. Di cosa parla in breve?
Il ‘cantante virtuale’ passa da un canale all’altro del suo televisore, andando un po’ avanti e in dietro nel tempo; raccontando quel che ha visto in tv per decenni. Ogni canzone rappresenta un aspetto di quella “scatola magica” che ci diverte, ci influenza e ci pone allo specchio. Le voci campionate sono spesso tratte da programmi televisivi e tutte concorrono a ricreare quell’immaginario.
Sicuramente vuole provare ad essere un disco ironico e paradossale, quindi anche divertente. Mi piace pensare che le canzoni riescano ad essere anche impegnate nel momento in cui il campionamento di una rissa televisiva o di un glaciale Lele Mora non generi più solo stupore e risata, ma anche un pizzico di disgusto.
-Cosa che ho apprezzato tantissimo è l'artwork del CD, veramente stupendo. Come è nata la scelta di queste illustrazioni e come è nata questa collaborazione con Nemo's?
Nemo’s è un artista della mia città, Crema, con il quale ho avuto il piacere di fare succulente chiacchierate. E’ un ragazzo dal talento raro, ho sempre amato il suo lavoro. Abbiamo parlato spesso del significato del disco e ci piaceva immaginarlo con delle sue tavole realizzate ad hoc. Si è deciso di farlo, poi lui è partito per andare a dipingere in mezzo mondo e mi ha spedito i file dal’ Uruguai, mannaggia allùi… hahaha. Quando ho visto il risultato sono impazzito!
La voce di Nunzio Filogamo da il buonasera, e parte tutto. Noi lo immaginiamo un po’ come una canzone punk-radiofonica, dove arrivano i soprani lirici a rendere tutto ridicolo. Una specie di duetto tra i Sex Pistols e la Ricciarelli, in prima serata dall’Ariston. Volevamo partire scoppiettanti.
-Fuck Hero, terza traccia del CD. Cos'avete contro gli eroi?
Il titolo va inteso come ‘eroe della scopata’ (poi, che si pronunci come fachiro, alè). In questo caso dalla televisione arrivano sia la continua esposizione di corpi femminili che la mascolinità del fusto depilato. In sostanza si parla di pornoesibizionismo. Le chiappe delle veline a cena, appena dopo la pubblicità del dopobarba “dell’uomo che non deve chiedere mai”. Sono cose che hanno impregnato la tv a partire dagli anni ’80. Il nostro eroe alla fine è uno che guardava Colpo Grosso di nascosto.
-Skrillex? Capito il nesso tra voi e l'artista noto nel mondo della dubstep, osannato dai giovini (anche italiani), mi spiegate come avete scelto di donare alla vostra figura questo titolo?
Molto semplice: Skrillex ha chiamato un suo pezzo Bangarang. Quindi noi, per fargli vedere chi comanda, abbiamo chiamato una canzone col suo nome. Poi abbiamo aggiunto il punto di domanda perché noi ci chiamiamo Bangarang! col punto esclamativo. Devo confessare che non c’entra nulla con la tematica del disco, è una stronzata e basta. Ma serve per rompere il vetro del televisore ed uscire, perché poi c’è l’ultimo brano. E con lui lo sguardo vuole essere più ampio.
-Ultimo brano Roberto. Chi è e che cosa rappresenta? Perché proprio in chiusura dell'album?
Roberto prende il nome da Roberto Freak Antoni, voce degli Skiantos, che se ne è andato un paio di anni fa. L’unico campione della canzone sono delle sue parole, usate come introduzione, tratte dal suo spettacolo e libro ’Non c’è gusto in Italia ad essere intelligenti’. Afferma che il Demenziale sa essere Poesia. Più che parte del concept direi che è una chiave di lettura finale per il disco; riconosce una valenza estetica al delirio grottesco di voci sentite durante i brani; oltre ad essere l’omaggio ad una mente brillante.
-Cos'avete di pianificato per quest'estate?
Stanno per arrivare delle belle notizie per quanto riguarda i concerti; apriremo a delle band che apprezziamo molto e siamo gasatissimi.
Presto annunceremo le date, ovviamente sulla nostra pagina:
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