Ecco le 5 domande :
# Cosa ne pensi della musica riprodotta oggi , dalle radio italiane ?
# Quanto influisce il fattore major ed il fattore etichetta indipendente ?
# Riguardo il tuo progetto artistico , che rapporto personale hai con le radio ?
# Ci sono mai stati dei casi in cui è stato rifiutato qualche tuo brano per il testo un po' poco commerciale o un po' troppo realista su delle tematiche sensibili e/o forti ?
# Per concludere se hai un'opinione personale da darci in riguardo all'argomento ..
- Il mercato discografico italiano è quasi totalmente dominato dalla televisione, e la programmazione delle radio commerciali non ne è che lo specchio. Le selezioni musicali si basano sulle scelte di un calcolatore che decide per loro quali brani mandare a quale fascia oraria e con quanta frequenza, pescando da un bacino di classici e di novità imposte. Si salvano da questo abisso giusto alcuni programmi di Radio Rai e quelle poche stazioni indipendenti che si possono permettere di inserire nel proprio palinsesto programmi condotti da appassionati e non da soldati del mercato. Personalmente ascolto la radio solo quando vado al supermercato o quando l'autoradio non mi piglia i cd, e quasi sempre mi ritrovo con in viso una smorfia di disprezzo.
- Tantissimo. Capita più spesso di sentire in radio egregi signor nessuno sotto contratto con una major che i divi della scena alternativa/indipendente italiana che qualsiasi ragazzina riconoscerebbe per strada. Questo perché il ruolo della radio commerciale è quello di accompagnare le giornate dei mortali in maniera conciliante, senza picchi né particolari distrazioni. Qualsiasi prodotto indipendente per quanto pop possa essere avrà sempre qualche piccolo elemento non in linea coi canoni dell'industria, qualche spunto personale anche minuscolo che rischierebbe di risultare conturbante. E questo non deve capitare.
- Guarda, mi appunto tutto, e in 4 anni di attività la musica de La Tosse Grassa è stata trasmessa da 12 stazioni radio, delle quali 7 sono webradio, quindi non contano. Delle rimanenti 5 una era all'interno del *mio* programma, e solo 2 sono molto conosciute: Rai Radio 2 e Radio 105. In entrambi questi casi il mio materiale è stato inserito in appositi ghetti per stramberie varie: rispettivamente la "Coppa Rimetti" del programma "Il Ruggito del Coniglio" e il "Festival di San Jimmy". Insomma un vero e proprio rapporto non esiste. Esiste solo qualche temerario che in rarissimi casi isolati ha deciso di fare la cazzata e mandare un mio brano. Io sono sempre totalmente disponibile ma raramente mi vengono a cercare e esclusi rarissimi casi non sono mai io a propormi alle radio.
- Faccio un discorso talmente "conturbante", per citare un termine già utilizzato sopra, che paradossalmente il problema non esiste. Non rifiutano "qualche mio brano", ad essere rifiutata è proprio la totalità del progetto. Chi ha scelto di trasmettere qualche mio brano l'ha fatto con la piena consapevolezza ed ha comunque chiaramente evitato di scegliere i brani più, diciamo, impresentabili.
- Il mondo delle radio commerciali è irredimibile. In quel contesto è già impensabile ritagliare uno spazio per la musica indipendente più innocua, figuratevi per le forme sia testualmente che musicalmente più temerarie. L'unica possibilità di salvezza sono le piccole radio locali indipendenti o, uscendo tecnicamente dall'etere, le radio web. Anche se è barare. Con la tecnologia attuale chiunque può architettare un proprio podcast in cui essere liberissimo al 100% di proporre tutto ciò che vuole. Il problema sarà che se davvero ognuno farà il proprio podcast diverranno altissime le probabilità di finire ad essere l'unico ascoltatore di sé stesso.
-I network radiofonici italiani sono fossilizzati nei palinsesti imposti da chi li finanzia, vale a dire pubblicità, major, agenzie editoriali. Nemmeno i dj hanno più molta voce in capitolo. Penso che semplicemente bisogna dimenticarsi delle radio come le intendevamo fino agli anni 90, oggi sono un'altra cosa.
- Le grandi radio come RTL, 105, Radio DJ etc passano per lo più musica estera e solo lo spazio che rimane è dedicato alla musica italiana, ma solo quella proveniente da grandi major e talent show. Non c'è spazio per le indipendenti, il nostro è un circuito diverso.
- Come dicevo non c'è spazio per il circuito indipendente, io faccio pop folk, niente di particolarmente ermetico o difficile all'ascolto, eppure tutte le grandi radio a cui mi sono affacciata non mi hanno mai degnata d'attenzione. [Non] E' una questione di qualità. Cit.
- Si. Benchè "Sotto il cielo dell'Ilva" sia un brano particolarmente popolare e immediato, alcune radio si sono rifiutate di passarlo per via del titolo e del testo ritenuto provocatorio.
- Esistono piccole radio ma molto seguite che danno spazio al panorama musicale indipendente, e che offrono la possibilità di far conoscere tanta bella musica sconosciuta ai piu'. In queste radio spesso ragazze e ragazzi lavorano praticamente gratis, mossi unicamente dalla passione e dall'amore per la musica. Il mio consiglio è di cominciare ad ascoltare le web radio e le piccole FM tenute in vita dall'entusiasmo e dalla passione di chi le alimenta.
- Premetto che non ho un buon rapporto con il mondo dell’ FM, né come utente né come potenziale diffusore di suoni. Ho smesso di ascoltare i programmi radiofonici da un pezzo, da quando passavano i Cranberries o i The Offspring per capirci, ed ogni volta che ho la sventura di sintonizzarmi mentre sono in coda sul Grande Raccordo Anulare me ne pento amaramente. In realtà, le radio le ho sempre un filino odiate per molti dettagli che le hanno sempre contraddistinte, tipo il troppo chiacchiericcio insensato e cretino, gli spot pubblicitari (come se non bastasse quello della televisione), e la continua alternanza tra brani gradevoli e brani disgustosi, o peggio ancora, i commenti dello speaker di turno sul finire di traccia. Le radio di oggi tradiscono la loro ragion d’essere, ovvero il diffondere musica buona e di qualità, sia essa nuova o non. Se prima svolgevano la funzione di veri e propri talent scout pubblici, oggi si limitano a subire la merce che i nuovi talent scout gli impongono.
Con l’effetto che la maggior parte della musica che esibiscono è roba o eccessivamente commerciale o non commerciale ma destinata ad esserlo.
Infine, c’è un altro fattore da considerare, ovvero la tempistica.
Se prima le radio erano il battesimo del fuoco per i nuovi brani, ora, le novità prima passano dalla rete, youtube, social vari, soundcloud e dopo arrivano in radio.
Quindi, anche dal punto di vista temporale, le radio sono in netto ritardo (web radio escluse).
Una eccezione però mi sento di farla, si parla molto bene di Babylon su Radio due, lì sembra che passino molta buona musica (non le tamarrate di Radio Deejay o M2o) con la giusta tempistica.
- Allora, le major hanno il dominio delle radio, le hanno sotto scacco, la scena indipendente è disinteressata alle radio, probabilmente anche perché sanno che è impossibile arrivarci visti i colossi - competitors. Le label indipendenti si appoggiano ad altri canali molto più accessibili in giro per la rete. La parola chiave è accessibilità, le major la hanno e dunque la usano, le non major no, questo è il punto.
- Io faccio musica “elettronica”, per fortuna il genere è in un rapporto di totale indifferenza con il mondo delle radio. Io non posso far altro che prenderne atto.
Quella poca roba che passano è talmente tanto tamarra che alle volte mi vien voglia di cambiare mestiere, un giorno ho persino pensato di andarmi ad arruolare nel Califfato.
SOUNDCLOUD di N.O.N. :
https://soundcloud.com/nothing-of-nothing
Io ascolto poco la radio per il semplice motivo che in macchina non ce l'ho.
Le poche volte che capito in macchine con la radio ho la fortuna che qui a Reggio nell' Emilia Romagna ci sia una radio rock (Krock) che passa appunto musica rock e anche underground , anche se a volte passa anche cose troppo underground , per i miei gusti .
Per quello che ascolto in generale nei negozi o in giro per le strade le radio passano sempre gli stessi pezzi pompando al massimo lo stereotipo (rock acdc , funk mio dio i maroon 5 , pop quello che va in quel momento) ; non gli sbatte a nessuno dell'underground ci son ocrais fichi come su virgin gli About Wayne , che sono la band dell'anno dell'underground italiano a quanto si dice in giro e che comunque hanno un suono molto orecchiabile e sicuramente qualitativamente parlando dei suoni , sopra la media !!!
Io sono dell'idea che il solito problema sia cosa si vuole fare e cosa si fa.
Se vuoi passare in radio, non farai mai musica buona, farai musica pensando all'obiettivo e perderai il vero obiettivo della musica che è suonare e se sei una radio e passi solo quello che ti dicono di passare allora potevi anche non romperci il cazzo e evitare ; poi ci sono le vie di mezzo tipo l'indie italiano che nelle radio va abbastanza anche a livelli underground… Ma quella musica è musica fatta per lo più da fighetti che fanno gli alternativi e i poser con la loro scadenza e la ricerca del vintage … Anche in questo caso suonate e pensate meno a comprare le scarpe da filosofo e farvi i capelli e la barba!
Restano tanti stupendi baluardi di alternative tra programmi, rubriche, stazioni radio fm o web, che passano musica alternativa… e underground e tengono vivo il fermento anche in questo mezzo che purtroppo si sta spegnendo…
- Domanda difficile. Come riuscire ad essere sinceri, critici e non banali, senza parlar male dei colleghi (una cosa che un artista vero non dovrebbe mai fare)?
OK. La grande maggioranza della musica trasmessa dalle radio principali italiane si distingue gran poco sia da quel che viene trasmesso nel resto delle radio mainstream europee, che tra una radio e l’altra. C’e’ troppa uniformità.
Poi, la musica e’ troppo compressa. Benvenuti nella Guerra del Volume – la cosa più importante e’ che la canzone suoni forte, a scapito del contenuto. E c’e’ un vero e proprio abuso dell’Autotune, che non solo ti aggiusta la performance vocale di qualsiasi artista, ma te le fa suonare tutte uguali o pressoché uguali, le voci, perché per fare la magia di intonazione perfetta, deve sbarazzarsi di tutte quelle minuscole caratteristiche che fanno di un cantante quel che e’.
- Molto. Le etichette major hanno molti più soldi da investire nella promozione radio: per far entrare una canzone nelle playlist radiofoniche, serve pagare i cosiddetti radio pluggers ovvero le persone che selezionano i brani e forniscono le playlist finite ai vari DJ che poi mettono I brani in onda (perché e’ cosi che funziona e scusate se vi ho disilluso).
Le etichette indie hanno meno soldi da spendere, e sono pure costrette a rivolgersi alle radio minori e locali, in quanto le radio major hanno sempre il problema del “formato” – sulle onde passa solo quel che corrisponde al formato della programmazione – tutto il resto deve stare fuori. Una volta questo si chiamava censura. Oggi si chiama formato radiofonico/televisivo.
- Ci ho lavorato alle radio, all’inizio, da diciassettenne a Belgrado. Il mio rapporto personale con loro è ottimo, almeno con le radio indie. Quando mi chiamano per interviste, ci facciamo sempre un sacco di chiacchiere profonde e interessanti, mi vengono fatte domande difficili alle quali nel tempo ho imparato a rispondere con palle, astuzia e sintesi, soprattutto. Finora non sono mai stata censurata durante un’intervista parlata. Sto parlando sempre delle radio indie, però.
Le radio major non ti prendono in considerazione se non conosci qualcuno o se non hai un agenzia di stampa almeno che ti promuova (e che contatti quei mitici radio pluggers a nome tuo). A pagamento ovviamente.
- Ah! Domandina duretta! Il mio brano satirico “Shut up & Fuck me” e’ stato censurato moltissime volte, dappertutto, grazie alla parola “fuck”, soprattutto dalle radio che mettevano quotidianamente in onda “Fuck You” della Lilie Allen, “Fucked Up” di Madonna, e svariate oscenità e volgarità rap/hip hop americane.
Per quanto riguarda temi sensibili, ora ho un album sulla depressione che sta per andare in onda, e un altro che tratta molti temi socio politici che sta per uscire. Vediamo che strada e quanta strada faranno. Poi vi aggiorno tra un anno, se volete.
- La radio in generale è un ottimo mezzo d’interazione tra il musicista e il pubblico. Non ci sono immagini per distrarre l’ascoltatore, come lo fanno la TV e internet. Non c’e’ il lusso del rewind, replay, skip, come con i CD e lo streaming. Con la radio, devi goderti il momento. Perché succede ora, adesso e poi passa.
E’ questo che fa le radio fighe. Il fatto che non è disponibile tutto, sempre. Un lusso che le generazioni nuove purtroppo non hanno conosciuto, grazie all’internet portatile.
Ma questa è solo una minima parte di quel che è la radio. Le radio, come il resto dei media italiani, la libertà di parola e di stampa se la sognano, a dire il vero. I veri media indipendenti che trasmettono sul territorio nazionale non ci sono. Quando dico “indipendenti”, non mi riferisco solo all’arte e musica, ma anche e soprattutto al contenuto politico e informativo.
I media, in Italia come altrove, sono in primis uno strumento di controllo e di formazione dell’opinione pubblica. E credo sia questo l’aspetto principale che uno deve tenere in mente, ogni volta che uno preme il bottone e accende la radio, TV, o qualche portale internet.
Amen!