Ecco le 5 domande :
# Cosa ne pensi della musica riprodotta oggi , dalle radio italiane ?
# Quanto influisce il fattore major ed il fattore etichetta indipendente ?
# Riguardo il tuo progetto artistico , che rapporto personale hai con le radio ?
# Ci sono mai stati dei casi in cui è stato rifiutato qualche tuo brano per il testo un po' poco commerciale o un po' troppo realista su delle tematiche sensibili e/o forti ?
# Per concludere se hai un'opinione personale da darci in riguardo all'argomento ..
- Se parliamo di radio a diffusione nazionale non è quella che mi piace e che ascolto normalmente anche se a volte qualche "hit" riesce a soprendermi. Ci sono invece molte webradio interessanti.
- Beh credo che le major siano una delle fonti di sostentamento delle radio a diffusione nazionale.
- Nessuno. A parte Radio2 (in particolare le trasmissioni Babylon e Musical Box) e qualche web radio/emittente locale è difficile sentire la mia roba.
- No.
- Credo ci siano vari modi di "ascoltare musica". La radio ovviamente è uno di questi ma a parte qualche programma interessante preferisco altri mezzi.
Non saprei dirti che cosa passano in radio. Nei pochissimi momenti che la ascolto mi piace sintonizzarmi su notiziari, o trasmissioni dove si discute, si chiacchiera. Immagino che ormai sia preda degli artisti che escono fuori dai Talent e dei big, e quest'ultimi è giusto che vengano trasmessi. La cosa postiva che sta accadendo è la nascita di tantissime WebRadio che diffondono anche chi non può accedere in FM e questo è un canale importantissimo per chi fa musica e non è inserito in una realtà "Major". Per quanto mi riguarda le webradio hanno dato un contributo importante al mio progetto, alzandone notevolmente l'attenzione in tutta Italia. Non ho avuto nessun tipo di rifiuto in genere.
- Le radio italiane trasmettono solo ed esclusivamente musica commerciale che contribuisce a educare male l'ascoltatore medio facendolo chiudere sui suoi pochi gusti. Non gli permettono di aprire gli occhi sugli infiniti generi musicali che esistono. Non per tutte le radio vale lo stesso discorso, ci sono poche (purtroppo) radio che trasmettono musica non commerciale ma sfortunatamente sono poco seguite. Per rispondere alla seconda domanda non basterebbero poche righe su una chat di Facebook ma interi fogli scritti. Proverò a riassumere così: essere sotto major o sotto un' etichetta indipendente cambia poco, ci sono solo diverse aspettative di guadagno. Essendo indipendente ovviamente comporta non avere passaggi in radio "commerciali" ma le canzoni passano su diverse piccole web radio che utilizzano il tuo carattere emergente come punto di forza. Oltre ai Muse negli anni 00 le major non sono state capaci di tirare fuori nessuno che faccia i grandi numeri (da stadio), questo per dire che tra una grande etichetta indipendente e una major non c'è molta differenza.
- Con la mia band (The Hooks) abbiamo girato diverse radio sia FM sia web. Sono sempre grandi occasioni per raggiungere un grande pubblico anche nuovo, in poco tempo. Si conoscono sempre tante persone e spesso dopo l'intervista e un eventuale showcase acustico in diretta si trasmettono le canzoni dell'ultimo cd/ep.
- Non siamo mai stati rifiutati da radio a causa dei nostri testi.
- Per concludere ci tengo a dire che avere una dimensione indipendente non significa sempre avere pochi numeri ma semplicemente un pubblico diverso. I numeri di alcuni artisti indipendenti si sono sempre più ingranditi, esempio --> qualche giorno fa mi è capitato di sentire su Lifegate una canzone dei Tre Allegri Ragazzi Morti.
Innanzitutto vorrei partire dal presupposto che a mio avviso in Italia la musica indipendente è qualcosa di molto valido e prezioso poichè ci sono centinaia di band validissime , fortunatamente spesso molto seguite anche se non hanno accesso alla diffusione nei media internazionali più importanti .
L'italia è da sempre la patria della canzonetta della musica leggera e dei testi d'amore ... hehehehe fa ridere e questo non lo dico solamente con accezione negativa ma sentire un testo che non parla d'amore in radio è veramente difficile .
Le radio italiane passano ciò che gli conviene passare : la musica rap forse è l'unico genere non convenzionale che ormai si sente anche nelle radio (perchè divenuta moda) come “ Antefatti “ abbiamo partecipato a diverse interviste radio ma sempre a livello indipendente cioè in radio giovani/regionali , quindi per quanto ci riguarda la nostra aspirazione non è quella di andare a radio deejay o su radio 105 ma è quella di riuscire a continuare a suonare per sempre … un tour lungo , una vita cantando e suonando per le persone che ci stimano e che non considerano la nostra musica inadatta solo perchè non siamo nella top 5 di mtv .
- Non ascolto molta radio, e su questo devo essere sincero. Mi capita di ascoltarla mentre sono da solo in macchina, oppure in posti pubblici tipo un super mercato, un bar, dal medico mentre sono in attesa di essere visitato, o mentre sono alla pompa di benzina e aspetto che il benzinaio arrivi per fare il pieno alla mia Fiat Punto.
Ogni tanto ascolto trasmissioni fatte da amici che promuovono gruppi indipendenti che si esibiranno live in città, oppure che cercano di raccontare delle “scene musicali” passate e presenti.
Innanzi tutto farei una distinzione approssimativa ma necessaria per sviluppare il mio ragionamento: radio indipendenti e radio mainstream.
Dato che sono un musicista di una band indipendente si potrebbe pensare che sono schierato assolutamente sul fronte “radio indipendenti”, e invece no.
Ci tengo a fare un ulteriore precisazione: è abbastanza lampante che anche all'interno delle radio mainstream ci sono trasmissioni radiofoniche che strizzano l'occhio alla musica indipendente o che comunque cercano di proporre qualcosa di “alternativo”.
Al di là, quindi, delle distinzioni tipologiche il nocciolo della questione sono i contenuti.
Il contenuto in questo caso non è altro che La Musica, la qualità della musica, e lo scopi con cui essa viene diffusa. Che siano radio indipendenti o radio mainstream la differenza non è “ideologica” per quanto mi riguarda... voglio dire: se una radio trasmette cose ganze, per me la radio è ganza, punto.
Indubbiamente le radio mainstream, che sono quelle a più ampia diffusione e maggiormente seguite, hanno delle grandi sedi, grandi palinsesti e un ampio personale tecnico e professionale da “mantenere” e dunque credo che intal caso nascano quasi spontaneamente delle logiche di mercato necessarie alla sussistenza delle radio stesse.
Le major pagano per far trasmettere duemila volte al giorno Emma Marrone, i Modà e compagnia bella, così come le aziende commerciali pagano per far trasmettere duemila volte al giorno le pubblicità di un automobile all'ultimo grido o un aspirapolvere mirabolante... voglio dire: che si tratti dei Modà o di un aspirapolvere parliamo comunque di pubblicità, parliamo comunque di scopi commerciali. Questi sono contenuti con la c minuscola.
Torniamo ai Contenuti con la C maiuscola.
Quando la radio riesce a proporre qualche band, passata o prensente che sia, fuori da logiche commerciali, per esaltarne il contenuto artistico, la portata emotiva, la bellezza, o semplicemente il messaggio di un testo, credo che possa arricchire davvero l'ascoltatore ed essere un mezzo stupendo.
Ecco quindi quel che penso della musica riprodotta dalle radio italiane: al di là di tutto, a volte fanno cose davvero belle; la maggior parte delle volte invece fanno cose davvero di merda, mosse da uno spirito puramente commericale; insomma, le solite logiche di mercato.
- Credo che il fattore etichetta major o indie influenzi molto.
La promozione di un brano o di un disco la si paga, punto.
Esattamente come si paga un idraulico che viene ad aggiustarti la perdita allo sciaquine del cesso, esattamente come si paga la toilettatura del cane, esattamente come si paga qualsiasi altro servizio. Daltronde siamo immersi nell'economia dei servizi, in pieno boom del settore terziario.
Le band che lavorano con etichette che hanno grandi disponibilità economiche da investire sui “pacchetti promozionali radio” hanno certamente più possibilità, sia in termini di durata temporale di permanenza in rotazione di un singolo, sia in termini di accessibilità a radio di “importanza” (termine orribile, perdonatemi) maggiore.
Aggiungerei però che, per la mia personale esprienza, questo aspetto diviene leggermente meno cinico nell'ambito delle radio indipendenti, dove spesso chi lavora lo fa per pura passione e quindi al di là dei soldi investiti da un etichetta o meno sulla promozione radio si tende a selezionare in manera soggettiva i progetti musicali che vengono ritenuti qualitativamente migliori e meritevoli di una vetrina. Circa.
- Come dicevo poc'anzi sono un musicista di una band indipendente (Nu Bohemien), e assieme ai miei soci scrivo canzoni che poi incidiamo in studio.
In sostanza facciamo dischi e questi dischi devono essere “lanciati”, come si dice in gergo.
Per cui tra i vari mezzi di cui ci serviamo per promuovere i nostri album vi sono indubbiamente anche le radio.
Anche noi rientriamo a piedi pari nelle logiche che descrivevo sopra: noi come band assieme all'etichetta discografica che ci segue investiamo un bugget in un ufficio stampa, il quale a sua volta si preoccuperà, tra le altre cose, di farci fare le ospitate negli studi radiofonici (magari accompagnate da uno showcase live in acustico) o le interviste telefoniche.
Ecco quindi che rapporto ho con le radio.
Quando l'interesse artistico da parte delle radio al nostro progetto musicale interseca l'interesse (anche) commerciale della nostra etichetta.. beh, vengo intervistato/veniamo intervistati.
Vogliamo essere di nuovo cinici ? Ok, non sempre ma spesso ti intervistano solo perchè l'etichetta ha pagato perchè tu sia intervistato. E io rispondo. E mi diverto un sacco !
E può essere un meccanismo cinico fin che si vuole ma se serve per vendere dischi e fare concerti lo faccio volentieri; d'altronde vendere dischi e fare concerti sono le due cose che mi rendono più felice al mondo. E ogni tanto credo che facciano felice anche il nostro pubblico.
Se ci pensate bene non è una cosa così cinica investire sulla propria felicità.
- Neanche a farlo apposta mi fai una domanda la cui risposta casca a pennello con l'argomento radio.
Aneddoto.
Poco dopo l'uscita del nostro album veniamo contattati da un' agente dell'ufficio stampa con cui lavoravamo al tempo la quale ci dice che siamo stati invitati in data XY, nella sede della radio Tizio, nel paese Caio, in provincia di Sampronio per fare un intervista, con annesso uno showcase live in cui eseguire tre o quattro pezzi in versione acustica. Noi accettiamo ovviamente.
La sera prima della suddetta data ricevo una telefonata da un ragazzo che lavorava proprio in questa radio come speaker e dopo grandi elogi e complimenti sulla nostra musica incalza avanzando richieste un po' strane: “potete fare pezzi in cui non dite parolacce ?”. Provo a spiegargli che non abbiamo pezzi senza “parolacce”, che comunque non sono fini a se stesse ma fanno parte di un certo mood comunicativo, eccetera eccetera.. e poi sinceramente, detto tra noi, non mi ero mai messo ne a contare ne a pensare alle parolacce dentro ai nostri testi, motivo per cui mi trovavo anche un po' spiazzato nel rispondergli.
Lui comicia a farmi un sacco di esempi precisissimi del tipo “invece di cantare la figa bocciata alle medie potreste dire la figlia bocciata alle medie” (dalla nostra traccia La Provincia) e capisco in fretta che si era studiato tutti i nostri pezzi e mi stava proponendo le sue personalissime varianti da applicare ad hoc per quell'occasione. A quel punto gli chiedo per quale motivo ci avesse chiamato se non digeriva tutte queste “parolacce” nei nostri testi. Lui un po' imbarazzato mi dice che era solo una proposta, ma che alla fine si sarebbe trovata una soluzione.
La soluzione è stata che io ho cantato esattamente i miei testi così com'erano scritti e registrati, usando proprio tutte le “parolacce” e basta.
Alla fine della fiera scopriamo che la radio era di matrice cattolica così come il pubblico di ascoltatori che tendenzialmente la seguivano e il problema delle parolacce era legato solo a questo fattore.
Il ragazzo che mi ha telefonato e successivamente intervistato era semplicemente un grandissimo appassionato di musica indipendente italiana, delle parolacce non gliene poteva fregare di meno e aveva trovato in quella sede radiofonica l'unico spazio attrezzato in maniera appropriata per poter fare ciò che amava fare: radio e proporre band e far loro fare minimali live set.
A volte l'Italia è anche questa: una grandissima testa provinciale.
- Una macchina che prima funzionava con 4 ingranaggi ora funziona con 400 ingranaggi.
Tutto è più complesso. Anche il settore musicale è più complesso.
Si pensi solo all'espolsione del web, alla miriade di piattaforme e app e siti che sono nati e che vengono utilizzati quotidianamente per cercare e ascoltare musica.
Questo ha indubbiamente frammentato gli utenti secondo i mezzi differenti che essi utilizzano per procacciarsi musica, e ha conseguentemente provocato un brusco abbassamento del numero di ascoltatori radiofonici.
La radio è bella perchè non è frenetica; perchè per una volta devi solo startene ad ascoltare.
Non dovi impazzire sui siti internet a scrivere parole chiave, non devi barcamenarti tra una miriade di gruppi e album, non ti induce ne ti da la possibilità di skippare le tracce e ascoltarle velocemente.
La radio di fiducia, quella valevole di essere seguita, è in sostanza come un buon amico che ti propone buona musica.
“Compiti per tutti” (come direbbe Rob Brezsny sull'oroscopo di Internazionale): ascoltate di più la radio !