FESTIVALING 2016
Il progetto "Festivaling" di Point & Comma Music, da un'idea di Matteo Michelini, ha l'obbiettivo di andar a scoprire, attraverso quelli che sono gli occhi delle organizzazioni, i vari Festival musicali, nel profondo della loro entità, scavando con le menti dei vari eventi nel proprio progetto artistico.
Il fine più diretto di "Festivaling" è quello di supportare i Festival, degni di nota, facendo parlare dell'argomento in questione, chi più di molti altri ne è all'interno dell' organizzazione e che quindi ne conosce le molteplici sfaccettature.
Il mio augurio personale è quello che attraverso questa nuova modalità "pubblicitaria", le persone possano capire quanto c'è dietro a quello che generalmente trovano già preconfezionato quando si ritrovano a divertire con gli amici agli eventi.
Spero inoltre che quanto verrà letto nei vari articoli dei vari festival, sproni le persone a supportare ulteriormente le varie, belle ed oneste entità che abbiamo sul nostro territorio italiano.
Buona lettura amici.
Matteo
Il fine più diretto di "Festivaling" è quello di supportare i Festival, degni di nota, facendo parlare dell'argomento in questione, chi più di molti altri ne è all'interno dell' organizzazione e che quindi ne conosce le molteplici sfaccettature.
Il mio augurio personale è quello che attraverso questa nuova modalità "pubblicitaria", le persone possano capire quanto c'è dietro a quello che generalmente trovano già preconfezionato quando si ritrovano a divertire con gli amici agli eventi.
Spero inoltre che quanto verrà letto nei vari articoli dei vari festival, sproni le persone a supportare ulteriormente le varie, belle ed oneste entità che abbiamo sul nostro territorio italiano.
Buona lettura amici.
Matteo
Il TANGRAM FESTIVAL
Organizzatore: ONLUS giovanile T.i.e.f. - Terra Impegno e Futuro
Mail: [email protected]
Pagina Facebook: Tangram Festival
Link evento fb: https://www.facebook.com/events/659353210884710/
Il blog del Tief: http://terraimpegnoefuturo.blogspot.it/
Mail: [email protected]
Pagina Facebook: Tangram Festival
Link evento fb: https://www.facebook.com/events/659353210884710/
Il blog del Tief: http://terraimpegnoefuturo.blogspot.it/
1-Come, quando e perché avete deciso di dar vita al festival “Tangram”?
Vittorio: Per parlare del Tangram bisogna partire dal Tief, che sta per Terra Impegno e Futuro. Ma il Tief (o teff) è anche un seme piccolissimo, delicato, che per crescere ha bisogno di molte cure e sta alla base dell'alimentazione etiope. Quindi una cosa molto piccola che riesce a fare una cosa molto grande. Su questa premessa, nel 2009, dopo un viaggio in Etiopia con CVM – Comunità Volontari per il Mondo, alcuni giovanissimi volontari da tutta Italia (Fermo, Osimo, Bologna, Bergamo, Milano) sentono collettivamente il bisogno di prendersi un impegno concreto per non lasciar spegnere quell'esperienza. Fondano quindi l'associazione Tief, con sede a Porto S. Giorgio.
La prima edizione del Tangram arriva nel 2011, preceduta da un'anteprima invernale in occasione della Giornata Mondiale dell'Acqua. L'obiettivo è quello di affrontare insieme dei temi importanti, divertendosi, come già era stato fatto per il Suono Positivo a Porto S. Giorgio (un giorno di musica per favorire la prevenzione dall'HIV, nel maggio 2009) e raccogliere dei fondi per finanziare i progetti del CVM nel corno d'Africa. Le premesse del Tangram Festival sono quindi queste: fare le cose insieme, trattare argomenti importanti senza lasciare in secondo piano il volersi divertire, valorizzare artisti del territorio e non solo, dare un sostegno a chi fa cooperazione internazionale. In sintesi quello che anni dopo abbiamo capito essere la nostra percezione del “fare cultura”.
Per realizzare il primo Tangram Festival il Tief si allarga e vengono coinvolte moltissime persone già dalle riunioni di organizzazione durante l'inverno – ed è proprio in questo momento che vengo tirato dentro – e inizia questa cosa bellissima che ogni anno rappresenta il nodo cruciale per la vita del Tief, contenitore di tutte le attività (laboratori, incontri, proiezioni, assemblee, riunioni, concerti, trasferte) che l'associazione fa durante l'anno e primo innesco per i percorsi che si potrebbero sviluppare in seguito.
Francesco: Fosse dipeso dalla mia inventiva, il Tangram non sarebbe esistito neanche come rompicapo cinese. Ho dato una mano alla prima edizione, seguendo con ammirazione mista ad entusiasmo la nascita dell'associazione. Poi l'anno dopo, li ho incastrati presentando la seconda edizione e da li a poco tempo sono entrato a tutti gli effetti nell'organizzazione del festival. In realtà ho risposto alla domanda: "come hai conosciuto il Tief?". Ma tanto, le risposte serie le da Vittò.
2-In questi anni di Festival, quali sono state le difficoltà e gli ostacoli che vi si sono presentati?
Vittorio: Riguardo il Tangram Festival, la preparazione della seconda edizione è stata parecchio caotica. Era la prima volta al Don Ricci, molte delle “cose da fare” per realizzare un festival non le avevamo ancora capite tutti per via di un forte e naturale ricambio interno all'associazione: il risultato se non ricordo male è che a tre mesi dal festival non avevamo né un posto né un palco. Poi gli errori di quell'anno non li abbiamo più commessi, ce ne siamo dovuti inventare di nuovi e originali per continuare a sbagliare.
Le difficoltà sono economiche, perché fare un festival può anche essere molto facile, ma meno soldi hai più tempo devi passare a trovare soluzioni coerenti, credibili e a portata del budget che hai. E quindi ti ritrovi a trattare i prezzi, cercando di far capire perché lo fai, quali sono i tuoi valori e i tuoi obiettivi. C'è da inventarsi delle modalità di comunicazione efficaci e a costo (quasi) zero, ti serve comunque un minimo di sponsorizzazione essendo il Tangram Festival a ingresso libero e quindi in buona parte autofinanziato, sulla base delle cene e delle offerte che raccogliamo nelle giornate di festival. Poi però arriva anche il momento in cui te ne freghi dei budget, ti fidi del tuo intuito e sai che con quel nome riempirai il cortile. Quindi, dopo esserti parato il culo (piano B, ragazzi se volete organizzare qualcosa abbiate sempre un piano B in caso di pioggia), provi il tutto per tutto. Finora il nostro intuito ci ha guidato bene.
Francesco: Non parlerei tanto di difficoltà, ma di opportunità. Ecco di opportunità ne abbiamo avute una marea. Superate tutte più o meno agevolmente. Sicuramente l'opportunità ancora da cogliere è quella di non farlo rimanere (agli occhi dei miei concittadini), il festival che “aiuta l'Africa”, ma che sia il festival per e della città di Fermo. Così come è il “Festivalbeer” per Morrovalle o 'La Mazzumaja' per Comunanza.
Vittorio: Per parlare del Tangram bisogna partire dal Tief, che sta per Terra Impegno e Futuro. Ma il Tief (o teff) è anche un seme piccolissimo, delicato, che per crescere ha bisogno di molte cure e sta alla base dell'alimentazione etiope. Quindi una cosa molto piccola che riesce a fare una cosa molto grande. Su questa premessa, nel 2009, dopo un viaggio in Etiopia con CVM – Comunità Volontari per il Mondo, alcuni giovanissimi volontari da tutta Italia (Fermo, Osimo, Bologna, Bergamo, Milano) sentono collettivamente il bisogno di prendersi un impegno concreto per non lasciar spegnere quell'esperienza. Fondano quindi l'associazione Tief, con sede a Porto S. Giorgio.
La prima edizione del Tangram arriva nel 2011, preceduta da un'anteprima invernale in occasione della Giornata Mondiale dell'Acqua. L'obiettivo è quello di affrontare insieme dei temi importanti, divertendosi, come già era stato fatto per il Suono Positivo a Porto S. Giorgio (un giorno di musica per favorire la prevenzione dall'HIV, nel maggio 2009) e raccogliere dei fondi per finanziare i progetti del CVM nel corno d'Africa. Le premesse del Tangram Festival sono quindi queste: fare le cose insieme, trattare argomenti importanti senza lasciare in secondo piano il volersi divertire, valorizzare artisti del territorio e non solo, dare un sostegno a chi fa cooperazione internazionale. In sintesi quello che anni dopo abbiamo capito essere la nostra percezione del “fare cultura”.
Per realizzare il primo Tangram Festival il Tief si allarga e vengono coinvolte moltissime persone già dalle riunioni di organizzazione durante l'inverno – ed è proprio in questo momento che vengo tirato dentro – e inizia questa cosa bellissima che ogni anno rappresenta il nodo cruciale per la vita del Tief, contenitore di tutte le attività (laboratori, incontri, proiezioni, assemblee, riunioni, concerti, trasferte) che l'associazione fa durante l'anno e primo innesco per i percorsi che si potrebbero sviluppare in seguito.
Francesco: Fosse dipeso dalla mia inventiva, il Tangram non sarebbe esistito neanche come rompicapo cinese. Ho dato una mano alla prima edizione, seguendo con ammirazione mista ad entusiasmo la nascita dell'associazione. Poi l'anno dopo, li ho incastrati presentando la seconda edizione e da li a poco tempo sono entrato a tutti gli effetti nell'organizzazione del festival. In realtà ho risposto alla domanda: "come hai conosciuto il Tief?". Ma tanto, le risposte serie le da Vittò.
2-In questi anni di Festival, quali sono state le difficoltà e gli ostacoli che vi si sono presentati?
Vittorio: Riguardo il Tangram Festival, la preparazione della seconda edizione è stata parecchio caotica. Era la prima volta al Don Ricci, molte delle “cose da fare” per realizzare un festival non le avevamo ancora capite tutti per via di un forte e naturale ricambio interno all'associazione: il risultato se non ricordo male è che a tre mesi dal festival non avevamo né un posto né un palco. Poi gli errori di quell'anno non li abbiamo più commessi, ce ne siamo dovuti inventare di nuovi e originali per continuare a sbagliare.
Le difficoltà sono economiche, perché fare un festival può anche essere molto facile, ma meno soldi hai più tempo devi passare a trovare soluzioni coerenti, credibili e a portata del budget che hai. E quindi ti ritrovi a trattare i prezzi, cercando di far capire perché lo fai, quali sono i tuoi valori e i tuoi obiettivi. C'è da inventarsi delle modalità di comunicazione efficaci e a costo (quasi) zero, ti serve comunque un minimo di sponsorizzazione essendo il Tangram Festival a ingresso libero e quindi in buona parte autofinanziato, sulla base delle cene e delle offerte che raccogliamo nelle giornate di festival. Poi però arriva anche il momento in cui te ne freghi dei budget, ti fidi del tuo intuito e sai che con quel nome riempirai il cortile. Quindi, dopo esserti parato il culo (piano B, ragazzi se volete organizzare qualcosa abbiate sempre un piano B in caso di pioggia), provi il tutto per tutto. Finora il nostro intuito ci ha guidato bene.
Francesco: Non parlerei tanto di difficoltà, ma di opportunità. Ecco di opportunità ne abbiamo avute una marea. Superate tutte più o meno agevolmente. Sicuramente l'opportunità ancora da cogliere è quella di non farlo rimanere (agli occhi dei miei concittadini), il festival che “aiuta l'Africa”, ma che sia il festival per e della città di Fermo. Così come è il “Festivalbeer” per Morrovalle o 'La Mazzumaja' per Comunanza.
Nicolò Carnesi al c.s. Montone di Fermo per il Tangram Festival 2014
spostato due giorni prima per previsto maltempo (poi alla fine non ha piovuto)
foto di Carlo Berbellini https://www.flickr.com/photos/carloberbellini/sets/72157647335167415/
spostato due giorni prima per previsto maltempo (poi alla fine non ha piovuto)
foto di Carlo Berbellini https://www.flickr.com/photos/carloberbellini/sets/72157647335167415/
3-La Location del Festival, è chiaramente un bel posto. Come avete deciso di insediarvici?
Vittorio: Lo scorso anno, parlando della location del Tangram Festival, abbiamo usato queste parole: “Il cortile Don Ricci è uno stupendo spazio verde in pieno centro storico. Dal cortile si possono ammirare i resti del Teatro Romano di Fermo, le gradinate, le mura, l'assetto semicircolare: un posto che ad immaginarsi come poteva essere due millenni fa un po' ci toglie il fiato. Far scoprire il cortile a chi non c'è mai stato o non ne ha mai sentito parlare, farlo vivere per chi lo sa apprezzare, portarci della musica e degli artisti di livello nazionale e internazionale, è per noi già un grande risultato.”
La nostra prima volta al Don Ricci è stata nel 2012: mentre preparavamo la seconda edizione del Tangram Festival (quella con Lo Stato Sociale, qui qualche video) eravamo alla ricerca di una location perché il parco del San Carlo, che ci aveva ospitato l'anno precedente, non era agibile quell'estate. Il suggerimento di usare il cortile Don Ricci ci è arrivato dall'assessore alla cultura del comune. Da quell'edizione il Don Ricci è diventato identificativo del Tangram e vuoi per l'accoglienza che abbiamo ricevuto, vuoi per la bellezza del posto – e per la sua posizione centrale rispetto alla città – è difficile trovare a Fermo una location più adatta del Don Ricci. Simonne Jones, l'headliner del Tangram Festival 2015, ci ha detto più volte che è uno dei posti più belli dove ha suonato in Italia.
Vittorio: Lo scorso anno, parlando della location del Tangram Festival, abbiamo usato queste parole: “Il cortile Don Ricci è uno stupendo spazio verde in pieno centro storico. Dal cortile si possono ammirare i resti del Teatro Romano di Fermo, le gradinate, le mura, l'assetto semicircolare: un posto che ad immaginarsi come poteva essere due millenni fa un po' ci toglie il fiato. Far scoprire il cortile a chi non c'è mai stato o non ne ha mai sentito parlare, farlo vivere per chi lo sa apprezzare, portarci della musica e degli artisti di livello nazionale e internazionale, è per noi già un grande risultato.”
La nostra prima volta al Don Ricci è stata nel 2012: mentre preparavamo la seconda edizione del Tangram Festival (quella con Lo Stato Sociale, qui qualche video) eravamo alla ricerca di una location perché il parco del San Carlo, che ci aveva ospitato l'anno precedente, non era agibile quell'estate. Il suggerimento di usare il cortile Don Ricci ci è arrivato dall'assessore alla cultura del comune. Da quell'edizione il Don Ricci è diventato identificativo del Tangram e vuoi per l'accoglienza che abbiamo ricevuto, vuoi per la bellezza del posto – e per la sua posizione centrale rispetto alla città – è difficile trovare a Fermo una location più adatta del Don Ricci. Simonne Jones, l'headliner del Tangram Festival 2015, ci ha detto più volte che è uno dei posti più belli dove ha suonato in Italia.
Il cortile Don Ricci visto dall'alto
foto di Carlo Berbellini
www.flickr.com/photos/carloberbellini/sets/72157655681846893/
foto di Carlo Berbellini
www.flickr.com/photos/carloberbellini/sets/72157655681846893/
4-Quanto lavoro c'è, e chi c'è, dietro l'organizzazione del Tangram Festival ?
Vittorio: Il Tangram Festival è organizzato dal Tief, una onlus giovanile con sede a Porto San Giorgio. Metti otto persone, tra i 17 e i 25 anni, più o meno cresciuti insieme dentro e dietro la realizzazione del Tangram soprattutto negli ultimi due anni. Direi che c'è tanto lavoro, come dietro ogni festival. C'è un post di Capra relativo alla Festa del Ringraziamento 4 in cui definisce secondo me perfettamente il concetto di “fatica” da festival. Ci sono riunioni che finiscono tardi, mail, telefonate e imprevisti: imprevisti che ti snervano e altri che ti fanno inventare delle soluzioni migliori di quelle che avevi pensato. Il lavoro è tanto, ma può essere ben gestibile con una buona organizzazione e con del tempo a disposizione, senza dover impazzire per forza. Poi detta così sembra una cosa facile, ma a dir la verità sono uno dei meno adatti alla logistica. Perché è anche bello lasciarsi prendere dal festival, ci sono alcuni giorni in cui non pensi ad altro e per un breve periodo vivi la cosa in maniera totalizzante. Certo, è una lama a doppio taglio e l'equilibrio è delicato, però finché ci riesci è una sensazione stupenda.
Francesco: Quando devi organizzare un festival fai un conto del tempo che ti può impegnare, matematicamente la realtà triplica le aspettative. In realtà è una battuta. Per tutto l'anno non ci occupiamo solo del Tangram, ma lavorando bene, con una riunione-aperitivo alla settimana durante l'anno e un bel full-time i 20 giorni prima e dopo il festival, te la cavi. In pratica non devi avere un lavoro.
Vittorio: Il Tangram Festival è organizzato dal Tief, una onlus giovanile con sede a Porto San Giorgio. Metti otto persone, tra i 17 e i 25 anni, più o meno cresciuti insieme dentro e dietro la realizzazione del Tangram soprattutto negli ultimi due anni. Direi che c'è tanto lavoro, come dietro ogni festival. C'è un post di Capra relativo alla Festa del Ringraziamento 4 in cui definisce secondo me perfettamente il concetto di “fatica” da festival. Ci sono riunioni che finiscono tardi, mail, telefonate e imprevisti: imprevisti che ti snervano e altri che ti fanno inventare delle soluzioni migliori di quelle che avevi pensato. Il lavoro è tanto, ma può essere ben gestibile con una buona organizzazione e con del tempo a disposizione, senza dover impazzire per forza. Poi detta così sembra una cosa facile, ma a dir la verità sono uno dei meno adatti alla logistica. Perché è anche bello lasciarsi prendere dal festival, ci sono alcuni giorni in cui non pensi ad altro e per un breve periodo vivi la cosa in maniera totalizzante. Certo, è una lama a doppio taglio e l'equilibrio è delicato, però finché ci riesci è una sensazione stupenda.
Francesco: Quando devi organizzare un festival fai un conto del tempo che ti può impegnare, matematicamente la realtà triplica le aspettative. In realtà è una battuta. Per tutto l'anno non ci occupiamo solo del Tangram, ma lavorando bene, con una riunione-aperitivo alla settimana durante l'anno e un bel full-time i 20 giorni prima e dopo il festival, te la cavi. In pratica non devi avere un lavoro.
Pierpaolo Capovilla e Kole Laca dopo il reading La religione del mio tempo all'Arena dei Clareni di Capodarco durante il Tangram 2015, realizzato insieme ad AMAT – Associazione Marchigiana Attività Teatrali
5-Quali sono state le migliorie che siete riusciti ad apportare edizione dopo edizione al festival?
Vittorio: Credo siano due i punti forti su cui siamo migliorati molto. Da una parte proprio a livello logistico, di organizzazione. Un esempio può essere la cucina nelle serate di festival: con un po' di sfiga poteva capitare nelle primissime edizioni che per prendere un panino aspettavi anche un quarto d'ora o venti minuti, che sono tantissimi. Adesso questa cosa non succede, a meno di imprevisti grossi, perché abbiamo fatto esperienza, ci siamo organizzati e siamo cresciuti. Il tutto viene gestito con maggiore naturalezza. Dall'altra parte ad essere diventata migliore è la linearità/coerenza interna del festival. Cioè credo che il Tangram Festival sia cresciuto nella proposta complessiva artistico-culturale nel suo insieme. Non che il singolo ospite di quest'anno o dello scorso fosse meglio di un ospite del 2011, per dire, ma è che siamo diventati più consapevoli noi nel fare una offerta che ci sembra coerente, 'sul pezzo' e interessante nella sua totalità, non solo per il singolo nome. Anche se a ripensarci fin dalla prima edizione c'è stata una forte consapevolezza. Forse sotto certi aspetti è che essendo cresciuti con il festival, le migliorie che ha avuto il Tangram sono i cambiamenti che abbiamo avuto noi come persone: consapevolezza, competenze, responsabilità e altri paroloni simili.
6-Cosa vi sentite di consigliare ai i giovani come voi che vogliono lanciarsi in un mondo come quello dell'organizzazione di eventi culturali come quello che è il Tangram?
Vittorio: Non so se siamo adatti a dare consigli, però qualcosa a proposito di questo mi sento di poterlo dire: consiglio a chi voglia organizzare eventi di questo tipo di farlo con gioia, di stare con i piedi per terra senza smettere di sognare e di puntare alto. Consiglierei di crescere senza avere troppa fretta, perché il rischio è di bruciarsi, ma di essere comunque molto ambiziosi. C'è anche il rischio contrario, cioè di rimanere dove si è e di ripetersi ogni anno uguali a se stessi. Per evitarlo, bisogna accettare le critiche, mettersi in discussione, ma anche avere chiari quali sono i propri punti fermi. E ovviamente fare tonnellate di errori. Ma il consiglio più importante di tutti è di avere un'alternativa in caso di pioggia.
È come se ci fosse una domanda e la motivazione per fare il Tangram è cercare di abbozzare una risposta. Essendo tutti del territorio, quella domanda la sentivamo dentro, era chiara: serve un festival che affronta dei temi importanti e lo faccia in maniera anche leggera, con la musica, gli stand, il cous-cous, le magliette dei Pokemon, insomma una bella festa. Poi il risultato è che attraverso il Tangram Festival di domande te ne fai molte di più, è quello che offri (a te e agli altri) non sono risposte, ma solo un'occasione per farsi altre domande. Se dovessi organizzare il Tangram in un'altra città, servirebbe un grande lavoro di conoscenza del territorio, per fare rete e per rendere esplicito quello che vuoi andare a fare. Un'altra importante parola per noi e di conseguenza un consiglio probabilmente utile è di essere lungimiranti. Che poi forse è una sintesi di quanto detto fin'ora.
Francesco: Consiglio di fare sempre di ascoltare i propri interessi e fare riferimento esclusivamente alle proprie passioni. Nel 2009 iniziammo ad organizzare alcune feste con un collettivo con il solo fine di chiamare gli Ska-P a Fermo, partendo da festicciole piccole e via-via crescere. Il progetto fallì miseramente (forse perché era solo il mio), ma ci siamo divertiti parecchio.
Magari se vorrete organizzare lo Sziget non chiedete consigli a me.
Vittorio: che poi gli Ska-P a Fermo non li abbiamo mai chiamati perché costavano troppo!
Vittorio: Credo siano due i punti forti su cui siamo migliorati molto. Da una parte proprio a livello logistico, di organizzazione. Un esempio può essere la cucina nelle serate di festival: con un po' di sfiga poteva capitare nelle primissime edizioni che per prendere un panino aspettavi anche un quarto d'ora o venti minuti, che sono tantissimi. Adesso questa cosa non succede, a meno di imprevisti grossi, perché abbiamo fatto esperienza, ci siamo organizzati e siamo cresciuti. Il tutto viene gestito con maggiore naturalezza. Dall'altra parte ad essere diventata migliore è la linearità/coerenza interna del festival. Cioè credo che il Tangram Festival sia cresciuto nella proposta complessiva artistico-culturale nel suo insieme. Non che il singolo ospite di quest'anno o dello scorso fosse meglio di un ospite del 2011, per dire, ma è che siamo diventati più consapevoli noi nel fare una offerta che ci sembra coerente, 'sul pezzo' e interessante nella sua totalità, non solo per il singolo nome. Anche se a ripensarci fin dalla prima edizione c'è stata una forte consapevolezza. Forse sotto certi aspetti è che essendo cresciuti con il festival, le migliorie che ha avuto il Tangram sono i cambiamenti che abbiamo avuto noi come persone: consapevolezza, competenze, responsabilità e altri paroloni simili.
6-Cosa vi sentite di consigliare ai i giovani come voi che vogliono lanciarsi in un mondo come quello dell'organizzazione di eventi culturali come quello che è il Tangram?
Vittorio: Non so se siamo adatti a dare consigli, però qualcosa a proposito di questo mi sento di poterlo dire: consiglio a chi voglia organizzare eventi di questo tipo di farlo con gioia, di stare con i piedi per terra senza smettere di sognare e di puntare alto. Consiglierei di crescere senza avere troppa fretta, perché il rischio è di bruciarsi, ma di essere comunque molto ambiziosi. C'è anche il rischio contrario, cioè di rimanere dove si è e di ripetersi ogni anno uguali a se stessi. Per evitarlo, bisogna accettare le critiche, mettersi in discussione, ma anche avere chiari quali sono i propri punti fermi. E ovviamente fare tonnellate di errori. Ma il consiglio più importante di tutti è di avere un'alternativa in caso di pioggia.
È come se ci fosse una domanda e la motivazione per fare il Tangram è cercare di abbozzare una risposta. Essendo tutti del territorio, quella domanda la sentivamo dentro, era chiara: serve un festival che affronta dei temi importanti e lo faccia in maniera anche leggera, con la musica, gli stand, il cous-cous, le magliette dei Pokemon, insomma una bella festa. Poi il risultato è che attraverso il Tangram Festival di domande te ne fai molte di più, è quello che offri (a te e agli altri) non sono risposte, ma solo un'occasione per farsi altre domande. Se dovessi organizzare il Tangram in un'altra città, servirebbe un grande lavoro di conoscenza del territorio, per fare rete e per rendere esplicito quello che vuoi andare a fare. Un'altra importante parola per noi e di conseguenza un consiglio probabilmente utile è di essere lungimiranti. Che poi forse è una sintesi di quanto detto fin'ora.
Francesco: Consiglio di fare sempre di ascoltare i propri interessi e fare riferimento esclusivamente alle proprie passioni. Nel 2009 iniziammo ad organizzare alcune feste con un collettivo con il solo fine di chiamare gli Ska-P a Fermo, partendo da festicciole piccole e via-via crescere. Il progetto fallì miseramente (forse perché era solo il mio), ma ci siamo divertiti parecchio.
Magari se vorrete organizzare lo Sziget non chiedete consigli a me.
Vittorio: che poi gli Ska-P a Fermo non li abbiamo mai chiamati perché costavano troppo!
L'orso, Tangram Festival 2013, Pokemon Power
7-Quali sono le possibili attività da fare al di fuori dei concerti durante la durata del festival? Come vengono scelte? C'è un filo logico tra tutte le attività?
Vittorio: Il Tangram Festival non nasce come evento musicale, quindi ovviamente sì, c'è un'ampia proposta culturale oltre alla musica. Direi che quella musicale è la parte più ricreativa del festival e è diventata anche quella che ci offre una più alta risposta di pubblico. Ogni anno scegliamo un tema, che viene affrontato da degli ospiti scelti appositamente. Cerchiamo di sviluppare il tema con le risorse che abbiamo a disposizione: un anno riesci a fare 6 giorni di eventi, come l'edizione del 2015 dove il tema era la terra e la sua difesa (qui un resoconto) altre volte concentri tutto nel breve periodo, come la prima edizione – 2011, dedicata al tema dell'acqua – durata un giorno, dalle 16.00 fino alla sera. Il che era abbastanza difficile da gestire, tra soundcheck e orari incastratissimi, però ha permesso che molta gente, venuta il pomeriggio per l'incontro con l'autore o per la proiezione del documentario, rimanesse a cena e poi al concerto; oppure il contrario, cioè che chi era interessato solo al concerto ha avuto la possibilità di fruire di una proposta più ampia, arrivando un paio d'ore prima. Dal 2014 abbiamo iniziato a separare i due aspetti, quindi durante la settimana ci sono mostre fotografiche, incontri, presentazioni di libri e spettacoli teatrali, per poi chiudere l'evento con due serate di musica.
Vittorio: Il Tangram Festival non nasce come evento musicale, quindi ovviamente sì, c'è un'ampia proposta culturale oltre alla musica. Direi che quella musicale è la parte più ricreativa del festival e è diventata anche quella che ci offre una più alta risposta di pubblico. Ogni anno scegliamo un tema, che viene affrontato da degli ospiti scelti appositamente. Cerchiamo di sviluppare il tema con le risorse che abbiamo a disposizione: un anno riesci a fare 6 giorni di eventi, come l'edizione del 2015 dove il tema era la terra e la sua difesa (qui un resoconto) altre volte concentri tutto nel breve periodo, come la prima edizione – 2011, dedicata al tema dell'acqua – durata un giorno, dalle 16.00 fino alla sera. Il che era abbastanza difficile da gestire, tra soundcheck e orari incastratissimi, però ha permesso che molta gente, venuta il pomeriggio per l'incontro con l'autore o per la proiezione del documentario, rimanesse a cena e poi al concerto; oppure il contrario, cioè che chi era interessato solo al concerto ha avuto la possibilità di fruire di una proposta più ampia, arrivando un paio d'ore prima. Dal 2014 abbiamo iniziato a separare i due aspetti, quindi durante la settimana ci sono mostre fotografiche, incontri, presentazioni di libri e spettacoli teatrali, per poi chiudere l'evento con due serate di musica.
i video del Tangram Festival 2015
8-Come avviene la scelta dei gruppi e quali sono le risposte che ricevete dal pubblico?
Vittorio: La prima cosa che parte – dopo esser sicuri di avere sotto controllo la parte logistica - nell'organizzazione che ci siamo dati in queste ultime due o tre edizioni (cioè da quando la macchina operativa è diventata un po' più strutturata) è il toto-nomi degli artisti. Partiamo verso febbraio-marzo da un file excel con una cinquantina di nomi che verosimilmente riteniamo alla nostra portata e su cui ci potrebbe piacere scommettere. Dopo diverse scremature e aver messo alcuni punti fermi, come gli headliner, inizia la fase più divertente, quella in cui giochi a chiudere il puzzle. O meglio, a fare la figura con i pezzi del Tangram (millenario giochino cinese) che ti stanno meglio addosso in quel momento. È divertente e stimolante, perché sei in costante confronto tra aspettative e realtà, energie che hai a disposizione e fantasia. Questo vale sia per la musica che per le altre attività del festival. È una cosa bellissima avere il privilegio di fare delle scelte, optare per un artista invece che per un altro. Per farlo serenamente devi però partire in tempo, perché nel momento in cui agganci un potenziale ospite ti prendi una responsabilità verso di lui e hai poi il dovere di dargli delle risposte. Ti metti in gioco, come persona e come associazione. Direi che se ne esci bene ti porti dietro quel tipo di esperienza che può fare curriculum. La cosa da avere ben chiara è comunque il perché fai quella scelta, che secondo me ti deve convincere fino in fondo. Devi mettere in conto che a qualcuno non piacerà quello che hai scelto. Se tu sei comunque convinto del perché hai fatto quella scelta, allora puoi restare tranquillo e attendere con curiosità i feedback del pubblico, che siano positivi o negativi. Il trucco sta poi nella trasparenza e nella sincerità con cui proponi la cosa.
Quello che ci sta dando più soddisfazione è che in moltissimi ti dicono che hanno scoperto quel gruppo al Tangram, che sia Lo Stato Sociale, i Fast Animals and Slow Kids, L'orso, Nicolò Carnesi, i gazebo penguins, i Nadar Solo o le Altre di B. Anche gruppi che qualche anno dopo il Tangram fanno sold-out all'Alcatraz. E tu li hai portati in una città di provincia, valorizzandoli e facendoli esibire in una cornice adeguata. Sono davvero molti che ci vengono a dire questa cosa, il che, detto umilmente, ci fa sentire fighi.
Vittorio: La prima cosa che parte – dopo esser sicuri di avere sotto controllo la parte logistica - nell'organizzazione che ci siamo dati in queste ultime due o tre edizioni (cioè da quando la macchina operativa è diventata un po' più strutturata) è il toto-nomi degli artisti. Partiamo verso febbraio-marzo da un file excel con una cinquantina di nomi che verosimilmente riteniamo alla nostra portata e su cui ci potrebbe piacere scommettere. Dopo diverse scremature e aver messo alcuni punti fermi, come gli headliner, inizia la fase più divertente, quella in cui giochi a chiudere il puzzle. O meglio, a fare la figura con i pezzi del Tangram (millenario giochino cinese) che ti stanno meglio addosso in quel momento. È divertente e stimolante, perché sei in costante confronto tra aspettative e realtà, energie che hai a disposizione e fantasia. Questo vale sia per la musica che per le altre attività del festival. È una cosa bellissima avere il privilegio di fare delle scelte, optare per un artista invece che per un altro. Per farlo serenamente devi però partire in tempo, perché nel momento in cui agganci un potenziale ospite ti prendi una responsabilità verso di lui e hai poi il dovere di dargli delle risposte. Ti metti in gioco, come persona e come associazione. Direi che se ne esci bene ti porti dietro quel tipo di esperienza che può fare curriculum. La cosa da avere ben chiara è comunque il perché fai quella scelta, che secondo me ti deve convincere fino in fondo. Devi mettere in conto che a qualcuno non piacerà quello che hai scelto. Se tu sei comunque convinto del perché hai fatto quella scelta, allora puoi restare tranquillo e attendere con curiosità i feedback del pubblico, che siano positivi o negativi. Il trucco sta poi nella trasparenza e nella sincerità con cui proponi la cosa.
Quello che ci sta dando più soddisfazione è che in moltissimi ti dicono che hanno scoperto quel gruppo al Tangram, che sia Lo Stato Sociale, i Fast Animals and Slow Kids, L'orso, Nicolò Carnesi, i gazebo penguins, i Nadar Solo o le Altre di B. Anche gruppi che qualche anno dopo il Tangram fanno sold-out all'Alcatraz. E tu li hai portati in una città di provincia, valorizzandoli e facendoli esibire in una cornice adeguata. Sono davvero molti che ci vengono a dire questa cosa, il che, detto umilmente, ci fa sentire fighi.
Francesco Motta suonerà il 13 agosto per la sesta edizione del Tangram Festival
9-Per concludere: ci concedereste una vostra riflessione riguardo l'evoluzione nel tempo del progetto e ci potreste inoltre dire quanto ne avete assimilato personalmente da questo?
Vittorio: Molte delle cose che il Tangram sta diventando non le avevamo previste e su altre nemmeno ci speravamo. Col tempo il festival si è inserito in un contesto musicale abbastanza preciso, anche se dai contorni sfumati, e nel suo piccolo, come abbiamo detto sopra, ha raggiunto risultati importanti. Quello che facciamo è di far ascoltare al nostro pubblico un artista o una band dicendogli “Hey, questi son bravi e hanno i requisiti per far bene” - ma questa cosa non è stata una scelta premeditata, a tavolino, al contrario è venuta dopo che ci siamo accorti che già stavamo facendo bene questa cosa. Abbiamo un pubblico abbastanza fidelizzato e ogni anno cerchiamo di arricchirlo cercando di raggiungere persone che non abbiamo raggiunto gli anni precedenti.
Su quanto assimilato personalmente, ognuno di noi ha certamente acquisito una lezione diversa. Per ciò che mi riguarda, penso che una relazione associativa come quella del Tief e quindi come quella che si crea mentre realizzi il Tangram, o qualsiasi altra cosa importante per te, ti dà tantissimo, perché ti mette in discussione e ti dà la possibilità di aprirti e migliorarti, o almeno di riflettere su quello che sei, non sei, vorresti e non vorresti essere.
Vittorio: Molte delle cose che il Tangram sta diventando non le avevamo previste e su altre nemmeno ci speravamo. Col tempo il festival si è inserito in un contesto musicale abbastanza preciso, anche se dai contorni sfumati, e nel suo piccolo, come abbiamo detto sopra, ha raggiunto risultati importanti. Quello che facciamo è di far ascoltare al nostro pubblico un artista o una band dicendogli “Hey, questi son bravi e hanno i requisiti per far bene” - ma questa cosa non è stata una scelta premeditata, a tavolino, al contrario è venuta dopo che ci siamo accorti che già stavamo facendo bene questa cosa. Abbiamo un pubblico abbastanza fidelizzato e ogni anno cerchiamo di arricchirlo cercando di raggiungere persone che non abbiamo raggiunto gli anni precedenti.
Su quanto assimilato personalmente, ognuno di noi ha certamente acquisito una lezione diversa. Per ciò che mi riguarda, penso che una relazione associativa come quella del Tief e quindi come quella che si crea mentre realizzi il Tangram, o qualsiasi altra cosa importante per te, ti dà tantissimo, perché ti mette in discussione e ti dà la possibilità di aprirti e migliorarti, o almeno di riflettere su quello che sei, non sei, vorresti e non vorresti essere.