VALE & THE VARLET
Frammenti sonori dolci e ossessivi e storie surreali senza tempo.
Il mix di sonorità acustiche ed elettroniche si fonde perfettamente con la voce cristallina ed un pianismo sghembo e saltellante.
Chi la Vale? Chi il furfante? Chi lo sa.
Sono due le Vale del duo, come due più due fa quattro mani che suonano piano, violino, theremin, e tutto ciò che si percuote e si pizzica di elettrico e due, se non tre o quattro, dieci a volte le loro voci.
"Vale & The Varlet" sono Valentina Paggio al pianoforte, voce e batteria elettronica e Valeria Sturba al violino, theremin, sample keyboards, effetti d’ogni sorta. Un duo che è come un’orchestra tascabile, che si muove tra imprevedibili derive fresche, verdi e colorate per raccontare storie vere, sgangherate, di insonnie ed amori nuovi. Due anni di registrazioni in casa e finalmente nasce "Believer", il loro primo album in uscita a Febbraio, dopo una lunga strada fatta di tanti concerti su palchi piccoli con le tastiere in equilibrio su tavoli da caffè, palchi in parquet a scuotere il didietro, palchi che sono strade, piazze, palchi che son serre immerse nel verde.
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Valentina "Varlet" Paggio: Voice / Piano / Electronic drums
Valeria "Varlet" Sturba: Violin / theremin / Electronic devices and distorsions
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" Electro / Pop / Impro / Experimental / Banana "
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Il nostro duo nasce da una conoscenza che si trasforma in un'amicizia, queste due cose sbattono insieme e fanno cadere un sacco di musica a pioggia sopra un contenitore che si chiude, diventa quadrato, poi circolare, si appiattisce e finiamo per chiamare disco.
Quali sono i gruppi dai quali prendete maggiore ispirazione?
(Valentina) La personalità che mi ha toccato di più in assoluto qualche anno fa è stata quella di Joanna Newsom, quando la vidi per la prima volta decisi di iniziare a scrivere canzoni.
Ma nei miei ascolti c'è anche pop-x, i Radiohead, Kaos one e il rap anni '90 italiano, John Cage, l'infinito mondo del jazz con Thelonious Monk sulla punta, i Melvins e i canti gregoriani.
(Valeria) La lista è lunghissima e variegata! I miei ascolti variano in base al clima e all'umore. Ne cito alcuni in ordine sparso:
The Residents, Nino Rota, David Bowie, Frank Zappa, Timbuctù Orchestra, Sun Ra, Huun-Huur-Tu.
Siete un duo che riesce a dar sfogo a molti di quelli che, in generale, sono i sogni e le volontà dei musicisti. Una piccola orchestra è la definizione adatta. Perciò mi chiedo: come riuscite a far si che il vostro sound riesca ad ottenere una tale corposità?
Domanda da un milione di dollari.
Sono mille gli stratagemmi: scegliere accuratamente il set e migliorarlo nel tempo, studiare il sistema per poter suonare più strumenti contemporaneamente in certi passaggi, fare un buon uso della loop station.
Poi, prove e una buona dose di azzardo durante le esibizioni dal vivo.
(Valentina) Alcuni dei brani dell' album li avevo scritti io al pianoforte e Valeria gli ha messo sopra la pelle, altri sono nati improvvisando assieme.
Entrambe scriviamo, portiamo le idee e ce le suoniamo; quello dell' interagire assieme è un capitolo magico e fortunato, perché la nostra intesa musicale ci porta ad arrivare sempre ad un risultato che a noi soddisfa davvero molto e senza troppa fatica.
Siete delle "Believer"?
Siamo tutti dei believer, altrimenti non avrebbe senso vivere.
Suoni acidi vengono contrapposti a cori angelici. Come nasce la scelta di tale di creare questa sorta di yin e yang all'interno della vostra musica?
Non sono scelte.
Sono i nostri due linguaggi che dialogano, li abbiamo registrati ed è venuto fuori questo variegato qui.
A noi il variegato piace, quasi come il pistacchio.
Quali sono i temi trattati all'interno dell'album?
Believer è un pot pourri di sogni, allucinazioni, visioni notturne e riminescenze sbiadite che hanno tutte al centro un uomo perennemente in equilibrio su una corda sottile.
(Valentina) Luca Savorani è a tutti gli effetti un ostetrico.
Alcuni dei brani sono nati in sua presenza e sono stati suonati con lui alla chitarra prima che conoscessi Valeria.
In Alejandro ha sempre suonato il pandeiro e nella versione definitiva non potevo che avvalermi della sua preziosissima collaborazione.
(Valeria) Vincenzo vive l'esperienza Vale & the Varlet sin da quando ho conosciuto Valentina, nel 2012, quando non eravamo ancora le Varlets ma solo le due Vale che suonavano insieme, provavano e registravano in camera da letto (tra l'altro, la stessa camera in cui è stato registrato il disco OoopopoiooO).
Durante le nostre sessioni era spesso presente in versione di roadie/cuoco/dispensatore di consigli/fotografo/quello che se la dorme beatamente.
Il suo intervento in "Please Help Me" e "Only a Man" è stata quindi una conseguenza molto naturale.
Il vostro mondo è un mondo del tutto particolare. Cosa succede nelle vostre esibizioni live? E come riuscite a rapportarvi con il pubblico?
Succede di tutto!
A volte improvvisiamo dei pezzi dal nulla.
Ci piace far succedere cose inaspettate, ci piace osare anche sbagliando.
Non ci piace dare l'idea del professionismo troppo serioso e della riproduzione fedele del pezzo.
Il brano si deve impregnare della tensione di quel momento.
Anche a costo di sbagliare note o passaggi.
Non vogliamo dare alcuna idea ben definita, siamo noi e basta.
Chiudiamo l'intervista scegliendo per entrambe una canzone di Believer spiegandone il perché della scelta..
(Valentina) Scelgo Minnie perché è un brano cui non è stato dato molto risalto ma che è così libero e tranquillo col mondo da lasciarsi interpretare ad ogni live in maniera diversa.
E' come se ci dicesse “plasmatemi come volete stasera”…è la nostra toy-song.
(Valeria) Eheh, guarda un po' che coincidenza! Anch'io scelgo Minnie. E' il brano che suoniamo alla fine del nostro concerto e ci divertiamo a strapazzarlo.