Intervista al cantautore Marco Sanchioni
- Chi è Marco Sanchioni ? Ci “narri la tua storia” ? Musicalmente nasco in tenera età. Già da bambino cantavo, ho pure partecipato a festival canori locali (prov. di Pesaro). Artisticamente il Marco Sanchioni attuale nasce nella seconda metà degli anni ’80 con gli A number two.Resterò con loro per quasi cinque anni. Poi alcuni demo, collaborazioni e partecipazioni a compilation e tre album solisti.
Che differenza c'è tra il Marco Sanchioni musicista e l'uomo della vita quotidiana ? Non trovo grandi differenze, pur occupandomi anche di altro.
Cosa spinge Marco Sanchioni ad utilizzare una composizione testuale così corposa ed ampia ? Nell’ultimo cd ho dato spago a testi molto densi, quasi prosaici in certi casi. Credo sia stata una necessità, un volgersi all’interno per scavare tirando fuori pesi e zavorre, cosa che amo spesso ricordare quando mi chiedono come nasce una mia canzone. In questo senso “Fuggire” rispecchia in pieno questa necessità, rimane una delle mie preferite del disco.
- Come avviene la fase compositiva delle tue canzoni ? Cosa ti fa capire se una canzone è più buona rispetta ad un'altra ? Accade. Hai una frase in mente, un buon giro di chitarra e cominci a delineare una traccia. Ma perché accade non so bene, o forse lo comprendo solo col senno di poi. Per me, come dicevo prima,, è spesso uno scaricare zavorre interiori. Resta la necessità di fare musica, cosa che ancora mi appassiona e mi diverte. Ciò che non vale non lo continuo a scrivere e non ci torno sopra, mentre una canzone che sento mia la chiudo senza problemi.
Nel booklet del cd hai in mano una Rickenbacker , chitarra che personalmente amo molto per le sue sonorità . Come scegli la tua strumentazione ? Negli anni com'è cambiato il legame tra la scelta degli strumenti e la tua musica ? Da fan di Peter Buck dei REM non potevo che prendermela, prima o poi. Per me è un po’ una chitarra simbolo ed è ottima per i suoni puliti, ma anche abbastanza versatile anche per certi suoni distorti. Ho altre tre chitarre elettriche, le stesse utilizzate in tutti questi anni. Sono una fender giapponese, una Squier coreana e una Cimar tipo Les paul, la mia prima chitarra elettrica presa a 16 anni che ho completamente sverniciato, applicando un pick up Di Marzio. La mia scelta nel suonarle è legata al suono ma anche per una “affezione” nei loro confronti. Ho pure due acustiche, una Yamaha e una Takamine. Come ampli ho un Vibrolux reverb della Fender, ottimo per suoni puliti e per certe distorsioni non troppo dure, per quelle vado su cassa e testata Marshall prese in prestito o in affitto.
Il cd si apre con la canzone “Gli intellettuali non salveranno il mondo” , titolo molto forte e rappresentante una realtà , forse , vera . Sei sicuro di questa frase da te espressa ? Sposi seriamente questa idea ? Nella sua ultima intervista prima di lasciarci, Tiziano Terzani parlava dei “soloni che hanno visto il mondo” riferendosi a certi giornalisti, che lo definivano un utopista per le idee che esprimeva, in cui sognava un mondo nuovo fatto di armonia e di pace. E lui rispose “Vecchi! Vecchi che non sanno pensare nuovo!” La canzone nasce da questo pensiero. Gli intellettuali, o almeno alcuni di loro, spesso certi della loro verità, non è detto che abbiano soluzioni o risposte, ma la loro sapienza a volte ci annichilisce. Forse esistono persone semplici, discrete e nascoste che pur stando nell’ “ignoranza” hanno tanto da dire, da cui possiamo apprendere molto di più.
“Canzone per me” è la canzone estratta dall'album della quale ne è stato fatto un video . Questa canzone di denuncia a chi è diretta ? C’è del “veleno” in quella canzone, ma definirla di denuncia mi sembra improprio. Direi che il succo è un po’ racchiuso nel finale del pezzo. Accettare la vita e con essa tutto ciò che ci sta dentro, le critiche come le lusinghe, i pugni come le carezze e cercare comunque di godersela, sempre.
Nel brano “il mio girotondo” , quale metafora dovrebbe rappresentare il girotondo ? Scrissi questo brano all’epoca del movimento dei girotondini. Il girotondo è un gioco che facevamo da bambini, dunque è la metafora del gioco stesso della vita, a cui ad un certo punto aggiungo “casca il mondo/cambia il mondo” visto che il pianeta sta davvero attraversando un momento di trapasso e cambiamento.
“Resistenza Passiva” , chiude il tuo nuovo album . Di che parla ?Parla di una osservazione di ciò che vedo attorno a me in uno stato rilassato. Stavo Milano in quel periodo, le mie letture preferite erano libri sugli avvistamenti Ufo e sui contatti e le canalizzazioni con loro, cose curiose ma affascinanti. Uno di questi ET parlava di resistenza passiva, di come il prossimo periodo di difficoltà che ci aspettava andasse, per noi esseri umani, vissuto con distacco. La cosa mi piacque e ci scrissi un testo.
Cosa ti aspetti da “Dolcemente gridando sul mondo” ? Non saprei. Era per me importante farlo e metterlo in circolo ...
Avendo ormai da anni un bagaglio musicale molto ampio , guardando all'oggi , i giovani che come te agli albori iniziarono a fare musica , che ti senti di consigliargli ? Credere nella passione per ciò che stanno facendo e farsi guidare da essa.