IL " PROFESSORE " E MUSICISTA CHE TUTTI VORREBBERO
2- Come i tuoi studi hanno influenzato la tua lirica? Credo che sia avvenuto più nella forma che nei contenuti. Mi spiego. Grandissimi cantautori spesso si ispirano direttamente a libri fondamentali della cultura occidentale, dalla Bibbia a Shakespeare come Bob Dylan, dall'Antologia di Spoon River a Cecco Angiolieri come De André, fino a Capossela che nel suo penultimo album ha ripreso Melville e Omero, mutuandone parole ed immagini o in alcuni casi riscrivendone le storie. Personalmente non è una modalità di scrittura che prediligo: se inevitabilmente devo tutto il mio bagaglio culturale e linguistico agli autori che ho amato e che amo essendo loro debitore nella forma, per i contenuti preferisco quasi sempre attingere direttamente al fluire incessante della vita, nella quale navighiamo più o meno tutti come navi in tempesta.
3- Qual è per te la tua vera professione? Il docente o il musicista? Come riesci a trovare il tempo per una e per l'altra? C'è qualcosa in comune fra loro due? Di vero non esiste nulla, è tutta un'invenzione. Non sono né docente né musicista. In realtà lavoro come venditore di idee al bar della stazione. Ogni giorno al mio bancone si affacciano persone di ogni tipo con i loro problemi e le loro paure ed io mi affanno nel tentativo di regalare un'ipotesi diversa da quella che hanno in mente perché possano cominciare a credere che un'altra vita è possibile, un'altra vita oltre quella che il mondo gli ha confezionato tanti anni fa. E faccio loro il mio esempio: da professore a cantautore e ritorno. Ma domani chissà magari vestirò i panni di Dora l'Esploratrice!
4- Parliamo a questo punto di “Canzoni quasi disperate”. Devo essere sincero, nel disco ci sono dei testi che personalmente mi sono piaciuti moltissimo per due motivi: il primo poiché li ho sentiti molto personali e vicino alle vicende che ho vissuto, il secondo perché ho percepito la tua volontà di voler trasmettere un grande messaggio ai fruitori della tua musica. A questo punto, ci parli un po' di come è nato questo cd, di come si è evoluto prima e durante la produzione in studio e se il risultato è stato ciò che ti aspettavi? Come sempre, prima non c'è niente, il nulla assoluto, il silenzio, il buio, la paura di ripetersi e di tornare indietro senza volerlo. Ci si ripete: “Questo l'ho già detto, questo l'ho già scritto, questo l'hanno già cantato gli altri” etc etc etc. Poi ho lasciato la chitarra da sola sul divano per un giorno, poi per due, poi per tre, poi per due settimane, poi per un mese e mi sono detto: “vediamo un po' chi vince, se io o lei. Sono sicuro che sarà lei ad arrendersi e a chiamarmi per prima perché sappiamo benissimo entrambi che non ci è dato d'esser separati e che il nostro destino è già scritto”. E così è stato, è stata lei a chiamarmi e a cercarmi disperata perché sentiva tremendamente la mia mancanza. Mi ha chiamato di notte, di giorno, di pomeriggio, al tramonto, all'alba, ovunque fossi, la sentivo chiamarmi col terrore del mio silenzio nelle sue corde. E alla fine l'ho ripresa, le ho sussurrato le poche parole che avevo scritto in tutto quel tempo, e insieme abbiamo dato vita alle nuove dieci canzoni che compongono questo strano disco di “Canzoni quasi disperate”. Poi con la passione e la cultura musicale dei musicisti che mi accompagnano Costantino Massaro, Nik Seccia, Angelo Verbena e Pier Paolo Brescia, siamo riusciti a costruire architetture sonore sempre diverse che vestissero i brani come l'eleganza di un pranzo di gala.
5- “Sempre più giù”, terzo brano del tuo cd, si conclude con una frase molto triste “.. e ti rassegni a diventare nient'altro che sabbia soffiata dal dubbio…”. Che volevi dire con questa closing sentence? Che non ci è dato di sapere nulla, che non vi è alcuna illuminazione, che non esiste verità assoluta se non quella di una splendida giornata di sole nei pomeriggi di aprile qualsiasi siano gli anni che hai alle spalle o quelli che hai ancora davanti.
7- Nonostante La canzone “Ti ringrazio” sia testualmente molto più corta rispetto alla media generale delle altre canzoni, l'intensità resa dalla storia che viene raccontata, non la svaluta dal confronto con le sue altre sorelle. Mi sorge d'obbligo chiederti se la canzone sia nata da un'esperienza personale? Inoltre, a chi ti sei ispirato per rendere la figura di quel personaggio che “nella mano destra stringeva un biglietto”? Tutto nasce da un'esperienza personale: anche quando racconto l'Italia quotidiana è sempre la visione di Luca Loizzi dalla finestra del sesto piano in piazza Umberto.
Per la prima volta ho provato a scrivere canzoni d'amore e spero d'esserci riuscito perché è davvero difficile. Ma ormai è la vita che decide per me perché finalmente dopo tanto tempo, io e lei abbiamo iniziato, se non proprio ad andare d'accordo, per lo meno a rispettarci reciprocamente.
8- “… ma nessuno venga a dirmi mai, che esistono amori impossibili”, concludi così la canzone “Da Domani”. Credi fervidamente a ciò che hai affermato nella canzone? Non esistono amori impossibili, esistono soltanto amori non così profondi da credersi possibili.
9- La Folk 'n' Roll Band formata con Costantino Massaro alla batteria, Nik Seccia alle chitarre e Angelo Verbena al contrabbasso, che modifiche ha apportato al tuo progetto? Tutte! Ormai siamo una famiglia! I magnifici tre hanno reso possibile questo disco rendendolo di gran lunga migliore di come lo avessi ipotizzato io all'inizio del lavoro.
10- Ti chiediamo di consigliarci tre cose stimolanti: un libro, un film, una canzone.
Erich Fried, È quel che è. Poesie d'amore di paura di collera
Prima dell'alba, con Ethan Hawke e Julie Delpy, regia di Richard Linklater.
Nick Cave, Into my arms
11- Per concludere ti pongo una domanda un po' così, un po' fuori dal discorso generale che abbiamo tenuto fino ad ora: che cosa ne pensi dell'istituzione scolastica in Italia? Come pensi che questo fenomeno di “dilagante cattiva istruzione” che vige oggi tra noi giovani, possa aver fine?
Penso che sarebbe necessario rifondarla completamente.
Penso che sarebbe necessario che gli insegnanti cominciassero ad amare il proprio lavoro.
Penso che sarebbe necessario che i programmi scolastici abbandonassero definitivamente la schiavitù del nozionismo e ri-adottassero il primato dei contenuti.
Penso che sarebbe necessario abbattere la dittatura del “saper fare” e ripristinare la regola del “sapere per sapere”.
Penso che sarebbe necessario tornare a fare letteratura, filosofia, poesia, arte, scienze e non storia della letteratura, storia della filosofia, storia della poesia, storia dell'arte o storia delle scienze.
E penso che gli orari scolastici dovrebbero essere ripensati e ridotti perché ci sia più tempo per la vita e per la ricerca di ciò che ci manca.