Intervista a EUG IOMMI, frontman dei LIGHTPOLE
Nel maggio 2015 hanno pubblicato il loro EP omonimo e nell’estate hanno iniziato a calcare i primi palchi importanti in regione, approdando alla Mazzumaja di Comunanza e allo Stripe Festival di Fermo. In autunno hanno partecipato all’Homeless Rock Fest di Macerata, giungendo in finale e ricevendo prestigiosi riconoscimenti.
Febbraio 2016 esce il loro nuovo EP, Besides Order, ed in più una ristampa del primo loro EP con una bonus track.
Claude Brandmussels - guitars & backing vocals
Mr. Toxic Damage - keyboards & bass synth
Dominguez Marcos - drums & percpad
SoundCloud: https://soundcloud.com/lightpole-band
BandCamp: https://lightpoleofficial.bandcamp.com/
Twitter: https://twitter.com/lightpoleband
Website: http://www.lightpoleofficial.com
Mail: [email protected]
Allora la band si è formata in maniera del tutto casuale, perché è nata principalmente dall'incontro tra me e Claudio, il chitarrista, anzi piacere io sono Eug Iommi, il cantante della band. Comunque l'incontro tra noi due avvenne nello splendido teatro di Belmonte Piceno ed era in atto uno spettacolo teatrale di una compagnia di amici comuni e praticamente ci hanno chiesto di introdurre il loro spettacolo con “un qualcosa di musicale” e quindi noi ci siamo incontrati lì per caso quella sera: io con la mia tastierina e la mia voce, lui con la sua chitarra. Non c'eravamo mai visti prima. Di fatti lì per lì ci siamo chiesti che cosa dovessimo fare, perché non ci si conosceva, non ci si era mai incontrati nemmeno per una prova e poi io ero molto abituato al fatto che qua nelle Marche i musicisti sono molto vecchia scuola: molta tecnica, tante prove, bisogna vedersi ecc. ecc. Invece Claudio tutto tranquillo mi dice, tu suono che tanto io ti vengo dietro e così è stato.
La serata venne molto carina e quello fu il nostro primo incontro, tuttavia non ci siamo visti per 1 anno, rimanendo con la voglia di fare qualcosa insieme, ma comunque sai le distanze sono tante: io abito a Fermo e spesso non ci sono, lui all'epoca studiava a Camerino e per di più quando non era là stava insieme agli altri componenti della band tra Comunanza e Smerillo, che non sono proprio dietro l'angolo.
La fortuna ha voluto che ci rincontrassimo in qualche serata universitaria in quel di Macerata e come nelle migliori tradizioni musicali, entrambi non eravamo più fidanzati, quindi non avevamo blocchi o impedimenti da entrambi le partner, ti puoi dedicare molto di più alla musica.
La musica è gelosa, sai? E' una musa e va rispettata, adulata, seguita, ti devi far condurre da lei, perché c'è anche lì un'arte del corteggiamento e dell'innamoramento, ci sono tante cose.
E comunque niente, dopo sono stato accolto da questa calorosa famiglia che è Comunanza, perché è un paesino montano di 3000abitanti e 15bar, per sottolineare il tasso alcolico del paese, ma tu entri in un bar dove la gente non ti conosce, ti saluta e ti offre da bere. Come avrei potuto non trovarmi bene in un luogo così?
Accolto da questa famiglia che è Comunanza ed accolto dai componenti della band, che all'epoca militavano in una cover band de TTheDDoors, abbiamo cominciato il nostro percorso assieme.
Tuttavia debbo farti una piccola premessa: odio le cover band. C'è spazio per tutti in questa terra ed hanno senso d'esistere, ma io odio le cover band perchè qui a livello locale hanno il predominio e/o quasi il monopolio dei locali. Il problema fondamentalmente non è il loro, piuttosto di chi li fa suonare a tutto spiano, togliendo lo spazio a chi invece ci investe un tempo diverso: il tempo della creatività, dell'elaborazione, essenzialmente non il tempo dell'emulazione.
Comunque The Doors sono una band di un certo spessore e diciamo che questo, oltre al fatto che magari contemplo la scelta di fare le cover/tribute band di gruppi ormai sciolti e che non potranno mai più suonare insieme, ha un minimo di senso in più perchè non puoi più sentirli dal vivo e quindi è come suonare un Mozart, un Beethoven.
Quindi le affinità c'erano, anche con dei richiami a questo loro ultimo progetto cover, perchè abbiamo deciso di intraprendere questo mondo che è la musica psichedelica in chiave un po' più elettronica anche e perciò un pezzo di questa tribute band me la sono ritrovata a suonare lì con noi e da lì è nato tutto.
-Una mia curiosità è sempre stato il vostro nome, il quale sinceramente non mi sono mai ricordato di chiedervelo in via informale. Quindi perché Lightpole?
L'origine del gruppo generalmente ce la prendiamo Io e Claudio, che di solito ama tanto narrare la storiella del nome della band.
Comunque il nome è nato in maniera molto casuale, perchè Claudio doveva essere in corriera di ritorno dall'università di Camerino e mi stava scrivendo per chat credo, chiedendoci come ci dovevamo chiamare.
Il nome è sempre un bell'enigma, perchè sai uno lavora tanto scrivendo pezzi, buttando giù idee, suonando, suonando e suonando poi però quando ti ritrovi a scegliere un nome è complicatissimo perchè devi scegliere qualcosa che ti rappresenti, che non deve essere banale, che non deve essere troppo lungo né troppo corto perchè le persone si dimenticano facilmente ed insomma ci sono un sacco di pippette mentali che le band si fanno. Fortunatamente abbiamo superato questo scalino molto adolescenziale del come ci chiamiamo, quando per l'appunto in corriera mi dice: “ma come si dice palo della luce in inglese?”, ed io gli rispondo “Lightpole”.
Il nome suonava bene e così l'abbiamo preso per buono.
Che vuoi che ti dica di più, io sostengo sempre che il caso non esiste o, che per lo meno esiste a metà e proprio da questa metà si può prender sempre spunto. In realtà dietro a questo nome abbiamo costruito quella che oggi è la nostra immagine, sia sul piano musicale che su quello della semantica dei testi.
Noi ci sentiamo molto indie, ma non l'indie che gira oggi in Italia e del quale se ne fraintende il vero significato, perchè l'indie che vogliamo fare noi e al quale ci sentiamo di appartenere è proprio quello in cui tu fai la musica che ti pare, te la autoproduci, te la auto sostieni e sei pienamente libero nelle scelte artistiche.
Il problema che tu ben conosci però è che in Italia, l'indie ha preso una brutta piega dove i gruppi che capitano questo “genere” o comunque questo modo di fare musica, che non ci piace. Ma comunque non è che li disprezziamo, anzi tante cose le trovo molto interessanti, ma noi non c'entriamo un cazzo con loro.
Quindi definirci Indie può essere fuorviante, per cui definirci una band electro-rock-psychedelica diventa una cosa complicatina.
Siamo fortunati dunque ad esserci chiamati Lightpole, perchè in qualche modo questo palo della luce è un elemento che illumina le coscienze ed adesso ti inizio a sparare un bel po' di paroloni, però il senso è un po' quello lì: cerchiamo di portare una luce diversa sul panorama musicale, senza presunzione, perchè siamo in pochi a fare un genere di questo tipo, perchè qua nelle Marche siamo veramente in pochi a fare questo genere, con, tra l'altro, le varie differenze.
E quindi niente, Lightpole ci rappresenta.
Oh, questa è una domanda che mi piace assai e ti ringrazio di avermela fatta, perchè è molto frutto delle esperienze passate che ho avuto.
Io ho 34 anni e spero di sembrare di averne di meno, ma non per la paura della vecchiaia, piuttosto perchè uno a 34anni si immagina di fare un altro tipo di vita: si è sistemati, si ha una famiglia, una casa ecc. ecc. ed invece io sto ancora a fare il ragazzino che va dietro alla musica e lo continuerò a fare finchè non muoio, però come è ovvio che sia capisco che socialmente è un po' inaccettabile.
Il background è importantissimo. Io ho suonato in tanti gruppi e nel 90% dei casi quando ho fatto parte di un gruppo era su di mia iniziativa, perchè tendenzialmente la persona che componeva brani, ero io e questo mi ha insegnato tanto, poiché spesso chi compone ha delle pretese verso gli altri musicisti: questo va fatto in questo modo, quest'altro in quest'altro modo e così via, ed in realtà questo atteggiamento non porta a nulla di buono, perchè vincoli la libertà espressiva degli altri, li riduci a vivere in una gabbia in cui qualcuno ci si può ritrovare, qualcuno ci può viver stretto ma qualcuno ti può mandare persino a fanculo da subito e c'ha anche ragione.
In gioventù questo errore l'ho commesso diverse volte e mi dispiace, ma fortunatamente mi è servito a capire che io in questo momento della mia vita, potrei suonare con chiunque e far qualsiasi tipo di genere e non avrei alcun problema, ma il punto della musica è riuscire a mettersi in comunicazione con gli altri e quindi dipende moltissimo dalle personalità dei componenti, perchè il gruppo non è solo composto dalle persone che suonano uno strumento diverso ma suonano insieme, la band è una famiglia e come tale se non ha quel clima familiare, non riesce a farti le grandi bevute, le sbornie ed insomma a condividere anche momenti intimi della tua vita con gli altri componenti... allora lascia perdere, che ci stai a fare lì?
La band dev'essere il luogo dove devi esser capace di dare, ma anche di saper prendere, quindi l'elemento fondamentale non è: “ohi guardatemi ho scritto un pezzo, tu metti su questa base, tu fai queste note, te suona così..”, NO! , l'elemento fondamentale è l'ascolto, difatti noi, nei limiti del bunker in cui suoniamo, ci mettiamo in circolo quando proviamo e che è un modo molto bello di suonare, perchè ci guardiamo negli occhi, il suono gira intorno a noi ed è il modo migliore d'ascoltarsi, perchè tu riesci a sentire quello che l'altro vuole esprimere con la sua musica, e quando ci riesci è fatta! Su quello che mette uno, l'altro mette altro, si rispetta la propria personalità ma in linea con quello che è l'intenzione di un brano. Questo è l'ABC, la base diciamo, della composizione di un brano ed aimè non lo capisce quasi nessuno, per cui in questo modo siamo liberi di esprimere ciò che vogliamo.
Dopo ovviamente c'è anche il momento della discussione e diciamo la nostra opinione, ma fortunatamente non c'è mai l'aspetto cuercitivo, perchè questo ce lo siamo messi alle spalle sin da subito, come, dal punto di vista filosofico, il che musica fare, anche questo lo abbiamo posto da parte come abbiamo preso in mano gli strumenti insieme, perchè faceva molto parte del nostro metodo di ragionare del nostro ex-bassista Giorgio, che ha i suoi lati positivi sicuramente, però frena l'aspetto più creativo ed istintivo. In questo periodo forse abbiamo un po' perso di riflessione, ma abbiamo guadagnato in istinto, perchè quando suoniamo siamo come gli animali che si annusano, e noi come loro annusiamo la musica e se ci piace, buona, la facciamo così.
Ecco, con questo sistema ognuno è libero di esprimere quello che vuole.
Abbiamo cambiato anche il nostro metodo di scrivere le canzoni.
Ah, prima di questo ti dirò che, fedelmente al mio pensiero riguardo le cover, ho stoppato gli altri e messo le mani avanti, dicendo che le cover non si sarebbero fatte perchè questo progetto non era improntato su di quest'ottica, poiché avendo qualche mio pezzo da parte dissi di farli e di incominciare con quelli, seguendo perciò una prima matrice che era quella mia, che tra l'altro nel primo EP si sente che li ho praticamente tutti io, mentre a livello compositivo il secondo EP ha un evoluzione enorme. Sono cinque pezzi che si magari come sempre ho cercato di dare il meglio pensando le melodie, scrivendone i testi, ma questi sono nati ognuno in un modo diverso: uno da un riff di chitarra, uno da un giro di tastiera, uno da un ritmo di tastiera ecc. ecc. ed il tutto è bellissimo.
Perciò il punto è questo: meno un'intuizione è strutturata in una griglia fissa e più ognuno di noi ha la libertà di esprimersi in questa cosa, perchè poi ognuno di noi viene da uno stile diverso, chi viene più dalla pop music, chi dal rock, chi persino dal metal, perciò siamo ben variegati e questa, che credo possa essere la nostra marcia in più, si esprime liberamente in questo luogo che è il momento della composizione.
-Per chi ti conosce Eug, ogni tuo live è molto singolare ed inusuale direi: tappeto con i vocal effects sopra di esso, te scalzo ed anche (spesso) con un vestiario abbastanza preciso. Potresti spiegarmi un po' la filosofia che c'è dietro tutto questo?
Iniziamo dall'essere scalzi, perchè è una cosa che tu magari puoi comprendere più di tanti altri.
L'essere scalzi per me è come essere vegetariano (cosa che sono), è una cosa che se vuoi la puoi fare tranquillamente basta che la tua mente faccia un click ed ovviamente te puoi metterti scalzo anche adesso senza problemi, basta che la tua mente capisca la profondità della cosa. La mia non è una scelta estetica, visto che mi vesto male tutti i giorni, non mi pettino e sono fiero di tutto ciò.
L'essere scalzi come tu ben sai e come è scritto, è qualcosa che veramente ti mette a contatto con la terra, con le vibrazioni che sono intorno togliendo una barriera che ci siamo imposti socialmente e che crediamo ci faccia più comodo.
Ecco io magari a differenza tua non sono ancora o mai, in grado di camminare in giro per strada scalzo, tuttavia nel momento in cui io esprimo la mia arte lì ci tengo proprio che questa cosa avvenga, perchè permette a me di mettermi in contatto con l'ambiente che mi circonda ed anche le persone, perchè posseggo un'arma in più, io li sento di più.
Tendenzialmente sono molto statico nei concerti, tengo gli occhi chiusi ed apparentemente non sono molto comunicativo, perchè uno è in realtà un modo di superare una timidezza atavica, che a sentirmi parlare non sembrerebbe ma ce l'ho da quando sono bambino quindi c'è, due in realtà questa è una maniera più profonda di mettermi in contatto con tutto quello che mi è intorno, perciò questo è l'essere scalzi per me, poi va bene il tappeto lo uso per non sentire troppo freddo, visto che spesso magari mi ritorvo a suonare sul cemento e così ho una superficie morbida dove poggiarmi e riscaldarmi, ma comunque sia il tappeto è un po' una sorta di palco che delimita il tuo spazio vitale, ma come tale non lo confina, lo delimita soltanto in un quadratino dove esprimi tutte le tue energie, che magari svalicheranno questo piccolo spazietto.
Per me la musica è un po' un elemento sacro: come quando entri in un tempio o in una chiesa e c'è l'altare, il luogo sacro per eccellenza e tu come fedele, non puoi valicarlo perchè lì c'è il sacerdote, poi vabè la musica ha anche origini sacre, ma non voglio star qui a fare storia della musica.
Comunque il punto è questo, questo mio spazio che mi porto dietro ogni qual volta che esprimo la mia musica è si simile ad un altare ma a differenza sua è accessibile a tutti, per cui c'è una porta aperta.
Per quanto riguarda l'abbigliamento invece, che ultimamente ho un po' lasciato, era soprattutto all'inizio il mezzo per rompere il ghiaccio perchè tu nel momento in cui hai un vestito da cerimonia, visto che rappresentava un ruolo quel vestito insieme al tappeto, hai il compito di fare qualcosa in quanto in quel determinato momento della serata rappresenti un certo tipo di persona con un determinato ruolo e perciò sono lì e sto facendo qualcosa.
L'abbigliamento che ho scelto in più ricordano le mie ultime esperienze di vita: - un pantalone africano che richiama alla mia ultima esperienza reggae di questi due anni ormai passati, genere che non comprendevo assolutamente e genere nel quale ora ci sto tantissimo dentro, anche se non compongo reggae e non è un mio riferimento, ma tuttavia qualche minitraccia di dub, qualche ribattuto percussivo c'è sempre; -la camiciola è un riferimento indiano, al quale sono molto affezionato, per studi passati e per esperienze di vita.
Quindi diciamo che è un abito da cerimonia inusuale, deciso da nessuno ed è proprio mio, perchè mi rappresenta, mi libera e mi fa superare quella frontiera. E se per molti questo significa avere davanti un pagliaccio, questo per me invece è il miglior modo per essere me stesso, dimostrando chi sono veramente.
Il primo EP, come ho un po' accennato in precedenza, in realtà è uscito tipo il 1°Giugno visto che ci avevamo lavorato tra Aprile e Maggio ed è uscito relativamente in tempi brevi per questa semplice ragione: lì dentro c'erano pezzi che avevo scritto anni prima e perciò c'era della pappa pronta, c'era giusto un pezzo che è voices e che chiude l'ep sia nella vecchia che nella nuova versione dell'ep, è la canzone che è nata un po' sul momento ed eravamo ancora solo io e Claudio.
Perciò di tutti quei pezzi What you leave back e Reach out sono già inclusi in un disco che avevo precedentemente autoprodotto, ma ovviamente suonano diversamente dalla mia prima produzione, fatta tutta a tastiere, computer e batteria elettronica. Col gruppo queste due canzoni c'hanno guadagnato veramente tantissimo ed ha raggiunto la forma che voleva raggiungere.
Dico sempre a chi ha un minimo di vena creativa di non essere troppo presuntuosi, perchè la musica è condivisione e se lo devono mettere in testa tutti quegli artisti che si credono cazzo, quindi te puoi anche essere bravissimo ma se non la metti in pratica con altre persone è inutile persino che suoni, perchè se la vuoi fare solo per te stesso allora te la suoni a casa e ti fai l'applauso da solo con tanto di complimenti, ma visto che è condivisione devi accrescerti e accrescere gli altri. La musica è un gioco di rimbalzi.
Perciò nulla, l'ep è nato essenzialmente per queste ragioni qua.
-Euphelia è la mia per quanto concerne per l'appunto il vostro primo EP. Mi spieghi chi è questa ragazza e che relazione può avere con la forza contenuta in questo brano?
Su di Euphelia, ti faccio una parentesi.
Per quanto riguarda la sua ricreazioni in sala prove, la canzone è stata uno scoglio, anche se la canzone l'avevo già composta tale e quale a com'è ora.
Domenico, che è il nostro batterista, all'inizio non capiva proprio la ritmica della canzone, perchè Euphelia ha un tempo storto: ha un 7/8, una battuta di 6/8, poi nel ritornello va in 4/4 e poi ritorna storto, poi però Domenico ci si mise su 20/30 minuti senza smettere di suonarla per 3ore perchè si divertiva come un bambino con questo tempo storto senza fermarsi mai.
Questo è il nostro bello, il dare sfogo alla parte creativa che c'è in noi. Cioè capiamoci, non per forza bisogna fare qualcosa di rivoluzionario, spesso sono belle anche le cose scontate, però si sente la differenza quando c'è qualcosa che nemmeno tu sai suonare benissimo, però tu ci sei dovuto entrare al pieno per riuscire a farlo.
Io ho avuto un'esperienza in Irlanda che è durata per un annetto ed io lì ho vissuto insieme al mio coinquilino che era un chitarrista greco e con il quale ho composto il mio primo album da solista e vero nel 2004.
In Grecia loro vanno pazzi per i tempi dispari ed io invece non li conoscevo, per cui ancora ce l'ho ancora viva in me questa cosa, perchè i tempi dispari son impossibili da contare visto che non ti riporta mai, però se non conti e muovi il tuo corpo riesci ad entrare dentro quell'onda storta che a livello fisico lo avverti, non va di pari passo con il ritmo del tuo cuore come farebbe un 4/4, ti toglie il fiato ma ti emoziona e da lì è nato il tempo dispari.
Questo pezzo lo composi in una casa di campagna in cui sono andato a rifugiarmi per due anni, dopo esperienze di vita che definirei tragicomiche, forse più tragiche ma ora riesco a riderci su quindi anche comiche, e questa casa in campagna per me è stata la salvezza perchè è stato un luogo dove finalmente potei capire me stesso e potei capire qual'è veramente il ruolo dell'artista-musicista, perchè la musicista oggi viene concepito come un non-lavoro, sottopagato o non pagato.
La musica è la mia vita, rappresenta me stesso e se mi devo riconoscere in qualcosa che faccio, e non necessariamente devo riconoscermi in qualcosa che faccio perchè il mio essere non è ciò che fa, però se devo ok, io suono ed il musicista è stato il ruolo che ho scelto per me.
Euphelia è stata dunque il picco della mia depressione in quel periodo, che ero devastato emotivamente ed alcolicamente. Non ti dico che ero disposto a spalleggiare quella vena giapponese dell'harakiri, piuttosto preferirei che si ammazzasse qualcun'altro al posto mio, però ero veramente dilaniato dal dolore, convogliato in questo pezzo tetro e carico d'ansia ed odio.
La tematica fondamentalmente è l'abuso di questo pianeta, perciò va oltre la disperazione singolare, è più globale-sociale.
Euphelia potrebbe essere un'immagine femminile, ma è stata lei che ha scelto me, il nome per la canzone mi ha trovato.
Certo, ovviamente, che se poi dopo vai affondo nella parola potrebbe significare EU-“essere affezionati al bene” e fa parte anche del mio nome tra l'altro, e PHILIA”affezionarsi a qualcosa”.
Quindi è stato nel momento più buio della mia vita che ho capito che ci si affeziona a qualcosa di buono, per il quale lotti e ti carichi veramente per pensare che non tutto è perduto.
Lei ti porta speranza, anche se come termine non mi piace molto nell'accezione cattolica, dove sembra che tu debba aspettare e sperare che ti capiti qualcosa di bene, te devi reagire e metterti nella condizione per cui qualcosa ti possa andare bene.
Ecco che allora Euphelia è quella donna che mi prende per mano e dice adesso andiamo a sistemare ciò che dobbiamo sistemare.
-Com'è stato il periodo di assestamento della band da 5 a 4 persone, senza un basso 4 corde ed ora con un bass synth dopo che il vostro bassista vi ha dovuto lasciare?
E' stato il momento più difficile per la band, perchè stavamo per sfaldarci ed io sono persino arrivato ad un passo dal dire “lasciamo perdere”, perchè c'ero già passato su esperienze simili con gruppi che appunto perdono pezzi ed affiatamento per strada, è stato un momento proprio basso di energie.
Se non fosse stato per Claudio questo gruppo adesso non sarebbe più esistito, perchè lui ha avuto le palle per dire: “no, noi ci mettiamo qui, facendo le cose più assurde, tentandole tutte, perchè noi abbiamo un valore che va dimostrato” e così siamo sopravvissuti.
Comunque sai, come dicevo prima un gruppo è una famiglia, per cui in questa famiglia quando c'è un elemento che se ne va è di certo un lutto e questo lutto ognuno lo affronta a modo suo, per cui è stato un momento si di sofferenza e qualcuno di noi ha avvertito questa partenza come una sorta di tradimento, ma adesso che il tempo è passato e siamo più lucidi, possiamo ammettere che un tradimento non lo è stato, perchè Giorgio ha le sue esigenze ed ha trovato un lavoro che cercava da sempre e più di una volta ci aveva detto che se ne sarebbe potuto andare da un momento all'altro e purtroppo se n'è dovuto andare nel momento più sbagliato, perchè noi eravamo nel mezzo di un concorso, dove eravamo arrivati in finali e lui ci ha dovuto abbandonare il giorno prima della finale, ma d'altronde se la ditta la chiamato a lavorare a Milano, che gli fai? Il culo fortunatamente ce l'ha salvato uno dei nostri fan della prima ora che tra l'altro se n'è fatti di km per venire a suonare con noi, visto che abita a Carpi, che non è Milano ma poco ci manca.
I pezzi se li ha studiati il giorno prima ed abbiamo fatto una sola prova la sera prima, perchè già il pomeriggio del giorno dopo siamo arrivati lì a suonare.
Il concorso è stato la nostra chiave di svolta con il senno di poi:
1- perchè ci siamo messi in gioco di fronte ad un pubblico ed una giuria, anche se io credo che i concorsi vadano visti solo nell'ottica di confronto con professionisti che hanno il loro background e sanno darti dritte, sanno dirti cosa va e cosa no, ed per di più ti confronti con altre band che nel tuo piccolo mondo credi che non ci siano determinate realtà.
Comunque anche se non lo abbiamo vinto alla fine il concorso, nonostante tutti ci dessero per i vincitori, ci è tornato buono anche questo perchè ci hanno dato lo stimolo a farci fare di più, ci ha dato inoltre la possibilità di stringere amicizie e di prender contatto con persone che nella piccola comunanza nelle piccole montagne non può darti, ed ovviamente lo dico senza critica perchè io lo adoro questo bel posticino montano, mi ha adottato e mi ci trovo benissimo, però può rimanere solo la base dove dar sfogo alla propria mente, non può essere anche il luogo dove continuare ad esprimere la propria arte, per l'appunto per questi suoi limiti. Un punto di partenza e non un punto d'arrivo.
Con il concorso dunque siamo entrati all'interno di un giro umano, di persone molto belle.
La partenza di Giorgio all'inizio quindi ci ha messo un bel “pippozzo ar culo”, perchè ci siamo dovuti arrangiare e trovare delle soluzioni, cose che in precedenza non facevamo perchè se tutto non era preciso come avevamo in mentre non ci smuovevamo per nulla, perchè eravamo abituati ad aver tutto pronto. Ora troviamo il modo di far tutto e la partenza di Giorgio alla fine è stata la nostra svolta. Giorgio rimane tutt'ora un membro attivo della nostra famiglia nonostante la lontananza, ha disegnato la grafica del nuovo e del vecchio ep. Abbiamo deciso che non era il caso di sostituirlo, anche perchè la cosa era improponibile, perciò abbiamo preso l'altra strada ed ossia quella del bass synth, che fa si impazzire il nostro tastierista Davide, che esci fuori da ogni prova e/o concerto totalmente fuso, perchè il suo cervello è abituato a due strumenti differenti, quindi dal disorientamento iniziale pian piano è riuscito ad entrarci sempre di più, poi la fortuna ha voluto che lui è giovane e quindi si può permettere tutto questo gran casino mentale.
Questo perdita, ci ha accresciuto ed in più ha cambiato il nostro modo di comporre, perchè per l'appunto le dinamiche dei due tipi di basso sono differenti: sei portato a fare note più lunghe, non stai a fare tante decorazioni, per cui il movimento al brano è differente e diventa una base dove appoggiarsi.
Essenzialmente non ci abbiamo perso con questa perdita, ci abbiamo guadagnato.
Questo è per il discorso appena fatto, questo brano lo avevamo registrato all'epoca e che faceva parte del mio disco solista.
C'è un basso suonato dal nostro amico Bart Ortuso, con il quale abbiamo suonato in passato quasi tutti della band con lui per altri progetti paralleli ed è capitato che ripescando le nostre tracks del passato abbiamo deciso di chiudere con il passato aggiungendo al vecchio EP, una delle canzoni che chiudevano il nostro periodo con un basso suonato.
Ecco dunque perchè non avrebbe avuto alcun senso metterlo nel nuovo ep.
-Poi c'è "Besides Order" EP 2016, uscito questo Febbraio e registrato con solo due giorni intensissimi di lavoro in studio. L'Ep si presenta sin da subito al pubblico con un nome che lascia molto a pensare ed un artwork, che vorrei ricordare è stato realizzato dal vostro ex bassista e grafico Giorgio Palombi. Cosa volevate comunicare con questo binomio (se c'è una relazione tra i due): titolo dell' ep ed artwork dell'ep?
Oh allora, un'altra bella domanda.
Innanzitutto qui devo fare una piccola digressione raccontandoti la genesi di questo ep, di quale mi debbo prendere i miei meriti, perchè quando eravamo risorti dopo il concorso, ero l'unico a volerlo registrare, anche se avevamo diverso materiale al quale lavorare ed anche se gli animi all'epoca non erano dei migliori, nel giro di 3giorni i brani erano pronti basilarmente.
Lì per lì, contento di quanto avevamo fatto in quel momento portai avanti l'idea che questi nostri lavori andavano segnati e registrati, perchè la musica non è materiale e con il tempo spesso ce se la dimentica, per segnare quello che era la nostra musica. Ne sentivo proprio il bisogno, un po' per esperienza personale, un po' perchè sapevo veramente il valore che avevano quelle canzoni ed i tempi erano maturi anche per me di sperimentare nuovi metodi di registrazione, perchè nella mia vita ho avuto la possibilità di sperimentare molto nel campo della fonia e della registrazione e devo dire in particolare di aver avuto un buon maestro che mi ha fatto imparare tanto, soltanto guardando.
Detto questo, torniamo al binomio.
Allora l'artwork è il risultato di ¾ d'ora di chiamata tra me e Giorgio in cui io stavo schizzatissimo e gli spiegavo tutto quello che mi passava per la mente, e, pieno di input, dovevo far uscire dalla mia testa questa frenesia che dice “cazzo adesso è il momento di fare tutto questo”.
In questo caso ho deciso di prender io le redini: visto che i testi erano stati scritti da me ed anche loro erano parte di un determinato percorso, io ho sentito come se, nonostante la loro diversità, i brani fossero l'un l'altro concatenati. A livello testuale ho voluto creare un concept album e l'ep fondamentalmente parla di -Evoluzione-.
Questa Evoluzione per l'appunto è suddivisa in 5brani:
-il primo si chiama la danza degli atomi, è a sfondo materialistico perchè si parla di atomi e non di un Dio che sta lì e crea le cose, sono cose che si abbracciano, danzano, si autoriproducono e creano cose. Nonostante questo materialismo di fondo, ritengo l'album molto spirituale perchè anche se manca questa figura divina, qualche richiamo alla spiritualità c'è.
-il secondo brano è la conquista del respiro, che rappresenta questo primo passo evolutivo, il primo step da un mare ad una spiaggia, da questo primo liquido, quello amniotico, dalla placenta ecc ecc a quella prima dimensione nella quale si tocca con mani e piedi, con la propria corporeità, quella che è la vita. Mi son fatto un viaggione per osservare il primo pesce che esce fuori e diviene anfibio.
-il terzo è Besides Order, brano che da anche il titolo all'EP, che fondamentalmente è una canzone d'amore, dove vi è contenuta la fase dell'amore e/o della riproduzione, se vuoi.
-il quarto brano è il pensiero del padre, che invece è il momento del disagio, della protesta, del cambiamento radicale, del prender un'altra strada e del tradire i tuoi geni attraverso il passo evolutivo più importante.
Guarda ti vorrei leggere un passo del libro scritto da mio padre. Questo libro è una raccolta di racconti mitologici a sfondo storico-filosofico. In questo passo c'è Eraclito che parla e credo che non sia un caso che io mi sia ispirato a questa parte del libro scritto da mio padre, vorrei leggertelo per farti capire dunque di che cosa parla la mia canzone:
<<...allora un giovane di buona famiglia pose il seguente interrogativo ad Eraclito: “tu hai scritto che non bisogna comportarsi come figli dei padri, ma se tu saresti stato come mio padre, che cosa avresti detto?”. “Lo stesso figlio mio”, rispose Eraclito, “perchè se un padre fosse anche il più saggio dei padri è sempre in difetto davanti al proprio figlio e perchè in generale seguire le orme dei genitori significa ripeterne gli errori, precludendosi la possibilità di ricercare soluzioni migliori.”...>>
Ecco questa è una citazione proprio dei frammenti di Eraclito, quindi è un racconto scritto da mio padre che però racconta proprio testualmente cosa diceva.
Il senso è questo, cioè noi abbiamo un origine, ma quest'origine non deve essere il nostro destino, non dobbiamo essere uguali a noi stessi, noi dobbiamo cambiare, dobbiamo ricercare ed in sostanza questo per me è il senso della vita ed il senso della musica, perchè io non mi fermo al giro d'accordi 1°/4°/5° o comunque il giro classico sanremese per soddisfare l'esigenza di un popolo di ascoltatore medio-basso che gli canti la melodia smielata e gli dici “oh amore mio”, questi ti comprano milioni di dischi di merda per delle cagate che tu gli rifili.
Eh no, a me non piace questo, perchè tu quando ascolti, devi ASCOLTARE e non devi farti propinare la musica così. Te ovviamente fai ciò che ti pare, ma la musica che faccio io è rivolta dunque ad un pubblico che Ascolta la musica e che la sente.
Io faccio ricerca e come me anche gli altri componenti della band. Ognuno a modo suo ed alla fine coinfluiscono nello stesso punto.
Il principio di base per me è il fatto di volersi muovere, e se non ce l'hai sei solo un musicista con un'etica di merda che vuole solo sfruttare l'onda del momento.
Noi ricerchiamo correndo i rischi di fare ricerche di merda o di ricerche che non arrivano a compimento, però noi abbiamo bisogno di farlo, perchè ne abbiamo la voglia e la necessità di fare questo tipo di attività, incappando però in un destino che non conosciamo e non ci interessa la pappa pronta ed il pensiero del padre, che è si essenziale come punto di partenza, ma non deve essere il punto d'arrivo.
-l'ep si chiude con il quinto brano che è la sintesi di questo concept album ed è On My Head. La canzone rappresenta la contraddizione dell'essere umano perchè nella canzone ad un certo punto affermo per l'appunto questo: da una parte ci sono delle scimmie che lottano per un pezzetto di carne e quella però è un immagine insita dell'essere umano, che lotta per ottenere qualcosa in più levandola all'altro, quando sarebbe più semplice condividere il tutto e forse qui sono un po' negativo quando credo che siamo un essere infelice e meritiamo l'estinzione, dall'altra parte mandiamo dei satelliti per cercare segnali nell'universo per cercare altre civiltà con il pensiero che sia qualcun altro che stia più avanti a noi, però alla fine siamo proiettati nel diverso.
Da una parte l'osservazione, da una parte il diverso. E' questa la contraddizione dell'essere umano.
Ed ecco che, dopo tutte queste parole, ti parlo della copertina.
Perchè Giorgio anche si è dovuto sorbire per tutto quel tempo queste mie spiegazioni ed è per questo che come risultato abbiamo avuto una scimmia con un casco spaziale, perchè questo siamo noi, siamo ancora scimmie capaci di arrivare nello spazio, creando questa favolosa contraddizione: l'essere umano.
Allora la band alla quale le persone ci paragonano maggiormente sono i Radiohead.
Io anche sono diventato di questa idea, ma per un'unica ragione: il metodo, perchè loro fanno ricerca e per me secondo più di tutti gli altri.
Noi non abbiamo né gli stessi strumenti, né le stesse possibilità, ma per quanto riguarda il metodo, ci troviamo entrambi sullo stesso piano.
Dietro ogni loro album c'è un lavorone di ricerca, veramente enorme, ed ogni loro album contiene una scoperta.
Ti dico, io li conobbi solo al loro 3° album Ok Computer, poi però con il tempo mi sono rifatto ed ho ripreso i precedenti, tuttavia qualche anno dopo uscì Kid A. Ad un primo ascolto era per me una vera e propria merda. Per un anno intero, l'album che avevo comprato lo misi da parte e non lo volevo proprio ascoltare. Fortunatamente dei miei amici mi imposero di finirlo a sentire un'ulteriore volta perchè quell'album era veramente una bomba.
Mi imposi di ascoltarlo 5 volte, e mentre lo facevo alla quarta mi dicevo ancora che faceva schifo e questi non erano i radiohead di sempre. Nel quinto ascolto invece come l'ho capita da poco nel Reggae, che quel genere è la rivoluzione, ho capito proprio quest'altra dimensione.
Bisogna sperimentare ed a seconda del cambio di metodo, c'è questa evoluzione.
Nei loro lavori ogni volta c'è una grande crescita ed un tipo di lavoro che proprio WAOH.
Altri gruppi non saprei...
Io personalmente sono affezionato a Jeff Buckley che è del tutto lontano dalla musica che facciamo noi, ma nella sua semplicità ci sono sempre dei cambi d'accordi e dei tempi che ce ne vuole, con una voce che non si supera.
Domenico, è affezionato molto all'industrial dei Nine Inch Nails, che io non li giudico perchè li conosco poco, ma nella versione di Domenico mi ci trovo molto bene.
Davide, che è quello più distante e che è quello che ascolta musica di merda e glielo diciamo continuamente, viene dal mondo del metal, dell'hardcore, essenzialmente da una musica un po' più aggressiva. Tuttavia lui è quello più malleabile ed ha capito che stiamo facendo altro dal suo genere di base, anche se in alcune delle sue parti lo trovi nei suoi virtuosismi alle tastiere.
Comunque nell'ultimo periodo mi sto aprendo al mondo della musica di Davide con molto sforzo e con pochi risultati!
(ridiamo)
Loro comunque in generale venendo da The Doors, qualcosa abbiamo mantenuto nella batteria.
Ma alla fin fine non lo so, noi la musica la mangiamo regolare durante tutti i pasti della giornata, mangiando tutto senza troppi limiti.
-Domanda secca ed analisi complessa : Analogie e diversità tra Lightpole EP e Besides Order EP.
Analogie, che tranne Giorgio, siamo sempre noi a suonarlo. Gli studi fatti per il primo sono stati riportati per il secondo.
Differenze, levando il basso per il bass synth, è il metodo.
Il primo ep era un po' un frankestein, perchè non è stato registrato insieme, non è stato provato insieme, pezzi che già esistevano...
Besides Order nasce dopo tante intuizioni.
Il primo pezzo è nato dopo che Davide ha incominciato a fare delle note con la tastiera, poi Claudio ci si è incastrato inserendo note qua e là con la chitarra. Questo pezzo ci ha dato veramente tanta fatica.
Il secondo pezzo invece nasce da due accordi suonati da Claudio in un modo veramente assurdo ed io per ripicca gli ci ho infilato sotto un tempo con la drum machine diverso dal suo e così poi Domenico ha voluto mettere il carico mettendoci sopra un terzo tempo differente da i primi due. Per strutturare bene tutte le parti del brano ci abbiamo messo del tempo, ma alla fine siamo venuti fuori con dei bei risultati.
Il terzo brano si rifà ad un'ulteriore giro di accordi di Davide che con il Mellotron ha tirato su una parte veramente paurosa e noi dopo gli siamo andati dietro, che però è cambiato di più con le varie registrazioni. E' venuto un pezzo lunghissimo, cosa per cui io non vado veramente matto. Sette minuti dura il pezzo, ma non li si percepiscono affatto.
Il quarto brano è partito da un giro di tastiere fatto da Claudio ed un ritmo stranissimo di drum machine fatto da me.
Il quinto brano invece è nato sempre da un'idea di Claudio stavolta alla batteria che si è messo lì ed ha tirato su questo strano tempo.
Cosa è cambiato è questo: che son stati aggiunti degli attrezzi.
La fortuna ha voluto che non ho studiato musica, cosa che non ritengo positiva, ma almeno non-negativa, perchè hai così un approccio alla musica che è molto più investigativo, che ti permette di suonare e sentire la musica, scoprendola di volta in volta.
La musica la senti fisicamente che ti da delle reazioni, per cui se tu hai un attrezzo sulle mani che come tocchi, senti e ti genera delle reazioni, tu fisicamente interagisci con lui rispondendoti, te hai perciò delle risposte nella tua mente, dove pensando ad un ritmo, una melodia che non potrai mai fare, perchè noi siamo si esseri spirituali, ma siamo anche fisici, bisogna trovare una compresenza ma anche un compromesso, perchè puoi anche pensare alla canzone più bella del mondo, ma non puoi realizzarla perchè non hai la disponibilità di determinati strumenti.
Quindi ecco, in soldoni abbiamo maturato l'idea che dobbiamo fare musica più suonata e meno pensata, fatta con quello di cui si dispone, più attenta alle nostre reazioni del corpo.
Preferirei parlarne in generale.
Il click di tutte queste attività ce l'ho avuto circa un anno fa e fanno gioco con il percorso dei Lightpole.
Io sono cresciuto in una famiglia molto colta, ma a suo modo un pizzico distaccata alla realtà, perchè c'erano cose molto più pensate che cose materiali, forse è stato qui il mio salto evolutivo rispetto al pensiero del padre, perchè sono arrivato ad un'idea dove dovevo toccare cose in modo più fisico. Dovevo fare cose in modo da poter essere maggiormente in contatto con le persone, invece di starmene lì nell'iperuranio a fare grosse riflessioni, che tra l'altro chi le fa e si sente un super-intellettualoide mi sta un po' sul culo, perchè stanno lì a raccontarsela, innalzando il loro ego, spiegandoti cose assurde e magari, non hanno nemmeno la volontà a dirtelo, perchè non gliene frega un cazzo, ma è solo puro edonismo. A me questa cosa non è mai interessata.
La musica è condivisione, nasce per quello, perchè sennò che si emetta a fa' un suono? Per farlo ascoltare, perchè sennò che cazzo lo fai a fare? Questo mi ha portato ad essere di questa idea anche nella musica.
Mi è partito qualcosa che prima non c'era in me, o per lo meno c'era ma era celato nell'ombra.
Ben venga dunque organizzare un festival di qua, o un concerto di là, mi muovo in questo ambito, spero di muovermi anche più fuori, ma qua nel suo piccolo ci sono cose spettacolari.
Ci sono collettivi che pieni di idee non sono capaci di realizzarle da soli ed allora a me piace intervenire aiutandoli nella realizzazione.
La scena del Maceratese mi piace molto, ha delle realtà veramente valide.
A differenza del Fermano, dove molti dei popolani di questa provincia sono veramente borghesi ed aristocratici, oppure sono degli scarpari, o peggio di tutti i contadini che sono diventati scarpari. Attenzione però, questa non è una critica al contadino vero che ha la sua mentalità conservatrice ed a stagioni, che io rispetto tantissimo, il contadino prestato alle scarpe però non funziona, perchè sei in un ambito un po' diverso e per cui se tu hai il braccino corto e ti tieni le cose per te la cosa non funziona, né il settore e mandi fallito tutto il reparto per delle cose stupide.
Qui ognuno pensa al suo proprio orticello e purtroppo si comportano anche come se condividere con gli altri le proprie idee e suggerimenti non possa convenire al proprio arricchimento.
E' una cazzata enorme questa, perchè in tal modo ci stiamo perdendo tutti.
Nella zona di Macerata c'è un collettivo che fa veramente delle bellissime cose: Supernova, che sono interessati principalmente al mondo musicale, anche se hanno anche altri interessi. Sono giovanissimi, ma hanno veramente molto interesse per le cose.
Ci siamo parlati apertamente senza giochi e grazie a me loro hanno imparato quelle cose che magari burocraticamente non sapevano, io grazie a loro sono cresciuto dal punto di vista umanitario e grazie a loro mi hanno fatto suonare anche in alcune parte.
Se scegli le persone che non se ne approfittano, le cose tornano sempre.
Liberamusa è la nuova associazione che abbiamo aperto, ed il nome non è un caso, perchè questa musa deve essere libera cazzo, da tutto e tutti.
Ci sono altre realtà nelle marche del nord che funzionano molto meglio rispetto a quelle qua, ma tutto sommato.
Poi ecco ci sono gli Apnea, i Demeb, Diego Mercuri, David Stern, tutte amicizie che hanno dato molto alla nostra formazione.
Allora, premessa. Io ho vissuto quasi un anno a Dublino, che è nato quasi come scusa per andarmene per un po' facendo l'erasmus che tra l'altro in 3 mesi avevo dato la bellezza di ¼ di tutti i miei esami, perchè su il sistema è diverso e le cose le fai e basta, e dopo tutto l'altro tempo ho suonato in giro, mi sono divertito e mi son fatto un po' di ossa.
Ho aspettato tanto perchè da quel viaggio a Dublino, ho avuto viaggi entusiasmanti, ma non ho avuto intense esperienze di viaggio come quella a Dublino.
Adesso finalmente ho avuto questa occasione.
Me ne vado in Giappone per 3mesi, che onestamente non è stata la mia prima scelta, che sarebbe stata l'india, perchè lì ci trovo veramente le radici del nostro popolo.
Niente dunque, mi ritroverò in Giappone per tante altre ragioni, che ho imparato a conoscere un po' come mentalità, mentalità tra l'altro un po' fascista. Poi però ci sono degli aspetti culturali che davvero mi stimolano, come a livello religioso con il buddismo di stampo giapponese. Ah comunque io sono fieramente ateo, non battezzato ma cresciuto in un'area tendenzialmente cattolica e che nella quale dunque ho preso, spero, solo il positivo di questa religione, perchè in ogni cosa c'è sia il bene che il male, perciò spero di averne assimilato solo il bene.
Parto dunque con molti meno preconcetti, farò sicuramente delle esperienze che mi accresceranno.
E' un mondo veramente così diverso dal quale cercherò di prender spunto.
Cercherò di non fare lo stesso errore di Dublino, che quando sono tornato sono rimasto per un periodo di un anno quasi dipserato a causa della zona in cui vivo.
Cercherò di tornare carico, con belle idee, con una mentalità più aperta, però essendo cresciuto nella pragmaticità che mi permetterà di fare le cose che veramente voglio.
-Per concludere: che succederà quando tornerai dal Giappone?
Si sa come si parte, ma non si sa come si ritornà, perciò ti posso dire che sicuramente Lightpole prima di tutto. Loro sono il mio progetto, ed il nostro, ma io ci tengo tantissimo, nel quale credo di esprimere la parte sostanziale di me.
Spero che gli altri prenderanno atto che bisogna entrare in una mentalità più manageriale.
Dobbiamo organizzarci bene, spero che in mia assenza prenderanno i contatti giusti per fare delle serate interessanti anche fuori dall'area locale, per accrescerci. Il ritorno per dirti non è grande, ma non è importante. Quello che ci ha insegnato però David Stern, grazie alla globalizzazione oggi puoi arrivare dovunque. Io mi posso definire a tutti gli effetti un No-Global, ma di questo fatto gliene devo render conto.
Qualche tempo fa ci chiama una radio francese, cosa bellissima perché ci hanno proposto di far passare un nostro brano in radio, ma essenzialmente non sappiamo dove cazzo lo hanno sentito, ma ti da soddisfazione.
Ci ha scritto un tizio dal messoci che voleva distribuire i nostri cd là, ma anche lì che gli dici, noi abbiamo detto la verità: che non siamo preparati per questo, perché ce li facciamo da noi i cd e tra poco nemmeno più per noi ce li avremo, quindi come posso mandarteli, facci crescere un po'.
Però ecco sono cose che non ti aspetti, perché il tuo bacino d'utenza non sono quelle 100persone che ti conoscono o i 600mi piace che hai su facebook, sono quelle che magari in America ti ascoltano in 1mln solo perché gli prende a bene. Dobbiamo puntare su questo e pensare che il mondo non finisce qua, cosa che è intrinseca nella mentalità del contadino, che da un certo punto di vista ha un suo romanticismo con il suo orticello, ma che insomma il mondo non finisce dove finisce la propria proprietà.
Andiamoci a fare una passeggiata in mezzo ai campi con i piedi nudi, che è meglio.