“La mia musica è un'esplorazione dentro se stessi per guardare in faccia i propri demoni, accettarli e accettarsi.”
“Ivy è una parte di me, scoperta in un periodo buio della mia vita, quando ho tagliato i ponti con tante persone e tante situazioni. Sono sempre rimasta affascinata da questa pianta, dall'edera, che si arrampica per le mura delle case e più la tagli, più ricresce. È una pianta che ha bisogno dell'oscurità per vivere. Kalejdoscop invece definisce la mia musica, un flusso mai uguale di suoni e colori, in perpetuo mutamento. Ivy è stato il mio nuovo inizio, dopo aver fatto tabula rasa nella mia vita. Un po' come una fenice che risorge dalle proprie ceneri.”
- Ma questa passione per la musica, come è nata?
“La passione per la musica l'ho sempre avuta. Dopo l'esperienza come cantante solista e pianista, ho avuto la fortuna di conoscere e poter collaborare con persone di eccezionale bravura come Emilio Munda, per un lavoro per Renga non pubblicato, coi Freres Chaos come chitarrista turnista e arrangiatrice al concerto di Arisa al Teatro degli Arcimboldi.
Sono state esperienze che mi hanno permesso di maturare, di evolvere, musicalmente e mentalmente parlando. Per me è un mezzo indispensabile di analisi, attraverso di lei capisco come funziono io e il mondo che mi circonda.
In verità, finito il liceo il lato nerd che c'è in me pensa di iscriversi alla facoltà di biotecnologie (sono sempre stata attratta dalla genetica), ma ho capito subito che non era la strada giusta per me. Quando poi il Conservatorio di Pesaro ha aperto le iscrizioni mi sono detta “o la va o la spacca” e quando mi hanno detto che ero stata accettata ho capito cosa volevo fare e dove volevo andare.”
- Sono rimasto molto colpito dal tuo primo EP “Rubik” come mai questo titolo? E anche le canzoni hanno dei titoli curiosi...”
“In questo EP ho messo tutta me stessa, tutto il percorso e le difficoltà che ho fatto fino ad ora, fino a diventare Ivy, tutto quello che ho trovato nel mio buio personale e il Cubo di Rubik credo mi rappresenti benissimo: tante facce, tanti colori, quasi nessuna risolta. Questo è il pezzo che da il nome all'album. Forse per la prima e ultima volta ho creato una canzone d'apertura: “Alpha”. Alpha è l'inizio, la scintilla che da vita al tutto, quella che ti fa capire che è venuto il momento di lasciar andare e lasciarti andare. Poi c'è “Frames”, quei fotogrammi che ti scorrono dentro tra vecchie foto mai messe a fuoco, i ricordi che col passare dei giorni riemergono, fotogrammi che sai essere tali e quali a prima, che in realtà sei tu ad essere cambiato e a vederli diversamente. Infine l'ultimo, “Atrabilis” prende il nome dalla filosofia ippocratea nella quale il filosofo delineò quattro tipi di umori che, se in equilibrio fra loro, avrebbero condotto alla salute, mentre se sbilanciati, alla malattia. Uno di questi è proprio l'Atrabile o Bile Nera, un ipotetico liquido allo stesso tempo secco e freddo, identificabile con la malinconia. È un pezzo interamente strumentale, l'unico all'interno dell'EP che ho voluto inserire nonostante molti me lo sconsigliassero: è sempre rischioso inserire in un EP una traccia del genere. Vado davvero orgogliosa di "Rubik", non puoi immaginare la mia felicità quando ho vinto il concorso MangiaDischi della Nu-Fabric e ho avuto questa grande possibilità.”
- Ti hanno spesso criticato per i tuoi testi, mi dicevi?
“Sì, infatti ho avuto molte critiche per il fatto che i miei testi non sono immediati, non sono chiari. Ma io non faccio musica per farmi piacere, io faccio musica perchè esprimo me stessa, perchè voglio regalare emozioni. I miei testi non vengono prima del sound, sono complementari. Non scrivo musica di facile ascolto come le canzonette che passano per radio. La mia massima aspirazione è che qualcuno ascoltando le mie tracce e leggendo questi testi riesca a ritrovare una parte di sé, ad autoanalizzarsi, che riesca a trovare un'empatia per sé stesso attraverso me. "
- E quali sono gli artisti a cui ti sei ispirata? Ho ritrovato tante sonorità alla Soley, Cocorosie, The XX...
“Quelli che hai citato sono artisti che amo. Senza dubbio la corrente ambient islandese è la mia maggior fonte di ispirazione, soprattutto Olafur Arnalds per i terremoti interiori che le sue note scatenano in me, e Jonsi, dei Sigur Ròs, che mi tocca l'anima ogni volta. Inoltre mi ritrovo in empatia non indifferente verso Thom Yorke. Per un attimo ho temuto mi dicessi che ti avevo ricordato Bjork... è un'artista che amo ed odio allo stesso tempo, ogni volta che ascolto una sua canzone mi vengono i brividi e mi chiudo in me stessa, spesso per giorni e giorni. Non riesco mai a sentire un suo album dall'inizio alla fine, mi devasta. Detesto l'essere anche solo paragonata a lei e ho ascoltato tanti cloni che cercano un'imitazione pedissequa in lei. Calpestare un modello, significa anche calpestare se stessi e limitarsi in uno schema pre costruito, puoi raggiungere un vertice di crescita per poi crollare a picco. Io non ho un punto d'inizio. O meglio, il mio punto di inizio sono io, non cerco di copiare gli altri o di calcare strade già percorse. La mia musica nasce da dentro di me, sgorga autonomamente. Credo che ognuno di noi abbia la necessità di costruire una propria identità sulla nostra stessa scia, non sulle orme degli altri. Le scie restano impresse come cicatrici dentro di noi, e le orme basta che qualcuno le calpesti per comprometterle”
- Quindi che cosa pensi della scena Indie italiana?
“Sebbene fra gli artisti italiani io non ne prediliga nessuno, ho molta fiducia nella musica indie nel nostro paese. Ci sono artisti davvero bravi, come Levante, Giacomo Mazzucato o come la realtà della musica elettronica degli Aucan che io personalmente stimo moltissimo. Spero che un giorno possa affermarmi anche io e magari portare nuove sperimentazioni nella scena indie italiana. ”
- E per i tuoi progetti nel futuro? Come ti vedi? Dove ti vedi?
“Mi piacerebbe tantissimo continuare a suonare e ad esprimere me stessa. Ho intenzione di preparare un album vero e proprio finita l'estate. Non mi importa dove sarò in futuro, odio la chiusura mentale e non c'è davvero un posto che prediligo ad un altro. Suonerei ovunque. Tra i miei progetti per il futuro mi piacerebbe avere l'opportunità di collaborare con moltissimi artisti e condividere palchi con altrettanti. Credo che nella crescita musicale ci siano delle tappe da seguire, ed è una di queste è crescere con l'esperienza musicale che altri professionisti possono trasmetterti.
Parlando in termini di tempo più vicini, aprirò il concerto de Lo Stato Sociale questo 18 Luglio qui a Fermo.”
- Un'occasione importante, quindi! Sei agitata?
“Sì davvero, sono emozionatissima. So che ci sarà tanta gente e suonare davanti a così tante persone mi riempie di gioia. Mi piacerebbe riuscire a raggiungere i cuori delle persone con la mia musica anche se mi rendo conto quanto sia dura per un genere come il mio, così strano. Odio farmi pubblicità, preferisco che le persone mi scoprano così, per caso."
Non mi resta che augurarti ogni fortuna e nell'attesa di vederti sul palco al fianco degli Stato Sociale, di invitare tutti quanti a scoprirti ed ascoltarti!
Facebook: https://www.facebook.com/ivy.ff?fref=ts
Soundcloud: https://soundcloud.com/ivy_i
Io non cerco di pubblicizzarmi, mi piace pensare che le persone mi scoprano così, per caso, e si chiedano: “Ma chi è quella? È strana... ma mi piace!”.